Letture festive – 35. Seguire – 13a domenica del Tempo Ordinario Anno C

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

13a domenica del Tempo Ordinario Anno C – 26 giugno 2022
Dal primo libro dei Re – 1 Re 19,16b.19-21
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati – Gal 5,1.13-18
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 9,51-62


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letture festive 35

Nel primo libro dei Re la chiamata di Eliseo a prendere il posto del profeta Elia viene narrata come se si trattasse di un destino ineluttabile. Una parola rivolta a Elia semplicemente descrive il suo futuro ed Elia – senza fare alcuna domanda – agisce in modo che questo futuro si compia, attraverso la propria sostituzione e il subentrargli di Eliseo come profeta. Eliseo da parte sua, lascia ciò che sta facendo per prendere congedo dal suo passato familiare e lavorativo, offrendo un pasto al popolo che dovrà in futuro nutrire con la parola. La narrazione biblica in questo caso non descrive emozioni, né presta attenzione all’interiorità dei protagonisti coinvolti. A volte la nostra esperienza del seguire una determinata strada si presenta così: come una ineluttabilità di eventi che si verificano e innescano altri eventi, in un modo che a volte non sembra richiedere neppure una scelta o anche solo una risposta, essendo queste date per scontate. Sono le situazioni ambivalenti delle quali si dice: “mi hanno fatto una proposta che non potevo rifiutare” o – peggio ancora – sono le situazioni nelle quali altri hanno già deciso per noi, senza interpellarci, e a noi spetta soltanto eseguire ciò che forse invece vorremmo aver scelto liberamente di seguire.

L’apostolo Paolo colloca invece l’esperienza del seguire la propria chiamata in uno spazio di libertà che dovrebbe rimanere tale, ma che tuttavia è minacciato dalla possibile ricaduta nella schiavitù. Questa schiavitù si esprime in una concentrazione morbosa sul proprio io che viene definita “carne” e che cerca conferme illusorie nell’osservanza scrupolosa della Legge, dimenticando tragicamente che la Legge trova la sua pienezza nel precetto dell’amore del prossimo. Questo ripiegamento egocentrico – forte di una presunta conferma religiosa – rischia di alimentare forme di aggressività conflittuale e distruttiva anche all’interno della comunità. La possibilità di essere sottratti all’egocentrismo di un io che si riduce a desiderare unicamente sé stesso, è data dal lasciarsi guidare da una forza diversa e opposta, una forza di libertà che al moto centripeto del ripiegarsi su di sé opponga la forza centrifuga di un desiderio capace di uscire da sé, fino a mettersi a servizio degli altri. Questa forza di libertà, che sottrae alla tentazione di cercare la propria guida nella sottomissione alla Legge, è ciò che Paolo chiama Spirito; solo lasciandosi guidare da questa forza di libertà si potrà sperimentare come la propria strada possa coincidere con il seguire i propri desideri più autentici.

Questo passo del vangelo di Luca è costruito sul modello letterario della chiamata di Eliseo a seguire Elia e segnato dall’urgenza dei tempi di un compimento che attende Gesù a Gerusalemme. Si descrive qui – per via negativa – ciò che non dobbiamo aspettarci quando intendiamo seguire la via di Gesù. Ci viene richiesta, in primo luogo, una fermezza nell’attuare le nostre decisioni che è destinata inevitabilmente a incontrare non accoglienza da parte di alcuni. Questa fermezza, tuttavia, non può essere confusa con eventuali affermazioni di noi stessi fino alla punizione, costrizione o addirittura eliminazioni violenta, reale o metaforica, di chi ci oppone un rifiuto. In questi casi semplicemente dobbiamo proseguire il cammino, rivolgendoci altrove. Seguire la via di Gesù non ci consente di godere della tranquillità de-responsabilizzata di chi non deve cercare con fatica la propria strada, perché qualcun altro davanti a noi la cercherà e ce la indicherà. Seguire la via di Gesù non ci garantisce nessun tipo di rifugio nel quale poter rientrare a riposare, neppure temporaneamente; seguire la via di Gesù, infatti, ci chiede di camminare sempre rivolti in avanti, senza mai ritornare sui nostri passi. Per seguire la via di Gesù non possiamo attendere di aver prima raggiunto la piena maturità, ammesso e non concesso che mai la si possa raggiungere; si tratta infatti della piena maturità di chi avrebbe fatto i conti, fino in fondo e ai diversi livelli, con le proprie figure genitoriali e familiari, viventi o defunte. Seguire la via di Gesù è una possibilità e un invito che viene rivolto al nostro oggi e che nel nostro oggi richiede una risposta; solo se oggi osiamo vivere seguendo la via di Gesù saremo adatti a quel particolare modo di abitare il mondo che i vangeli chiamano Regno di Dio e saremo capaci di testimoniarlo anche ad altri.

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