Riflessioni teologiche – 48. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 9: LE 7 REGOLE DELL’ASCOLTO ATTIVO_REGOLA 4)

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 9: LE 7 REGOLE DELL’ASCOLTO ATTIVO_REGOLA 4)


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riflessioni teologiche 48

Stiamo provando ad applicare le 7 regole dell’ascolto attivo elaborate da Marianella Sclavi a quelle che potrebbero essere le relazioni tra teisti e non teisti in un medesimo contesto ecclesiale. La regola 4 afferma: “Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico”. Nelle relazioni tra teisti e non teisti, nel guardarsi reciprocamente in una medesima comunità ecclesiale, emozioni emergenti potrebbero essere collegate a quanto viene percepito come pericoloso e minaccioso per la propria identità religiosa individuale e comunitaria, e quindi la paura di sentirsi criticati e giudicati, la paura di essere sottoposti a pratiche di marginalizzazione, esclusione ed espulsione. In reazione a queste percezioni potrebbero prodursi ulteriori emozioni negative, collegate a tentativi di autodifesa e a forme di reazione ostile che rischiano di riversare sull’altro quelle medesime critiche e giudizi, e mettere in atto le medesime pratiche di marginalizzazione, esclusione ed espulsione da cui ci si sente minacciati.

È bene riconoscere queste possibili emozioni che, appunto, si attivano solitamente quando le persone si sentono in qualche modo minacciate, così come è importante essere consapevoli che queste emozioni rischiano di produrre reazioni e innescare processi difficilmente governabili e infine dannosi. Evitare di parlare di queste possibili emozioni negative, nella speranza che non producano effetti, somiglia molto a un meccanismo di rimozione che si rischia di rivelarsi poco utile e infine controproducente. Al contrario, un modo per disinnescare il potenziale negativo di queste emozioni sarebbe anzitutto quello di scegliere di parlarne espressamente, di dare loro un nome ed esplicitarne la possibile presenza nelle relazioni tra teisti e non teisti in una medesima comunità ecclesiale. Riconoscere queste emozioni negative come indicatori di preoccupazioni legittime, che si accetta di esplicitare e condividere reciprocamente, sarebbe il primo necessario passo per provare poi a superare, da parte di tutti, sia le emozioni che le preoccupazioni. Un secondo passo necessario sarebbe quello – nel momento in cui pure di dialoga e si discute sulle diverse argomentazioni, opinioni e convinzioni – di esplicitare l’impegno a evitare in linea di principio vicendevoli condanne, scomuniche, esclusioni e giudizi sulle persone.

Nelle relazioni tra teisti e non teisti, tuttavia, oltre al governo delle emozioni negative, dovrebbero trovare spazio anche emozioni diverse da quelle collegate al sentirsi giudicati o minacciati e da quelle collegate al provare ostilità nei confronti dell’altro. Ciò perché – dal momento che le emozioni non solo spiegano ma anche influenzano il modo in cui si guarda all’altro – il permanere nel tempo di emozioni unicamente negative renderebbe rapidamente insostenibili le relazioni tra teisti e non teisti in una medesima comunità ecclesiale cristiana. L’emergere di emozioni positive richiede necessariamente l’incontro con le persone concrete e può verificarsi solamente quando la relazione diretta con l’altro in carne ed ossa consente di mettere in dubbio e infine superare i pregiudizi che possiamo avere nei suoi confronti prima di incontrarlo realmente. Quando ciò avviene in modo adeguato – evitando di ridurre l’unicità e originalità della persona alle sue opinioni e convinzioni diverse dalle mie – le emozioni emergenti e positive diventano la gioia e il piacere dell’incontro e del dialogo, della diversità che produce arricchimento e miglioramento reciproco, del confronto e della collaborazione. Se queste emozioni positive finiscono per prevalere su quelle negative, possono agevolare prima e alimentare poi l’incontro con l’altro nella sua diversità, sia nelle relazioni individuali che in quelle comunitarie.

Riferimenti:

Le sette regole dell’ascolto attivo di Marianella Sclavi si possono trovare sul sito: www.ascoltoattivo.net

Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
Audio-video su YouTube pubblicato il 17 maggio 2022
Si può trovare su YouTube cercando: sinodalità sclavi.

Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003.

Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati. Con una conversazione tra Marianella Sclavi e Giuliano Amato, Et al. Edizioni, Milano 2011.
Questo volume è disponibile anche in una nuova versione ebook Kindle del 2021 con il titolo: Manuale di Confronto Creativo. Le Arti della Comunicazione, della Convivenza e della Democrazia nel XXI secolo.

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