Riflessioni teologiche – 54. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 15: OPEN SPACE TECHNOLOGY – OST – E REALTA’ ECCLESIALI)

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 15: OPEN SPACE TECHNOLOGY – OST – E REALTA’ ECCLESIALI)


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riflessioni teologiche 54

Dopo le regole dell’ascolto attivo e le parabole per gestire i conflitti, vorremo provare ora ad applicare all’ambito ecclesiale e alle relazioni tra teisti e non teisti alcuni metodi e alcune pratiche che Marianella Sclavi propone per promuovere – da parte di soggetti diversi ed eventualmente anche in conflitto tra loro – processi di partecipazione e di confronto, di collaborazione e di decisione. Un primo metodo, chiamato Open Space Technology (OST), cioè Tecnologia dello Spazio Aperto, è stato ideato e sviluppato da Harrison Owen e struttura il lavoro in gruppo avendo alla base un fondamentale presupposto: i partecipanti a un gruppo saranno in grado di auto-organizzarsi adeguatamente e di raggiungere i loro scopi, a condizione di sentirsi liberi di proporre gli argomenti e liberi di discuterli solo se realmente interessati ad essi. Si tratta di attività svolte in gruppi di dimensioni anche molto diverse e di attività tendenzialmente aperte a chiunque sia interessato a parteciparvi. Il percorso parte dall’iniziativa di chi ritiene di aver un tema da proporre alla discussione e invita, perciò, a costituire un gruppo di lavoro, al quale chiunque sia interessato può liberamente partecipare. Il lavoro di ciascun gruppo si conclude con un documento prodotto e distribuito a fine giornata a tutti i partecipanti, riassuntivo delle proposte concrete elaborate dal gruppo.

Come si può notare, una delle caratteristiche dell’Open Space Technology è precisamente quella di partire dalla condizione di massima disponibilità e recettività di uno contesto realmente aperto, che consente di accogliere chiunque e qualunque contributo si intenda proporre e offrire alla discussione, per poi lasciare che siano i processi di autogestione e le dinamiche di gruppo a selezionare, fare propri e sviluppare i contributi ritenuti validi. Questi contributi vengono riproposti al termine dell’attività come risultato del lavoro svolto e per essere portati avanti dopo la conclusione dell’attività. Pensando a situazioni presenti nei contesti ecclesiali alle quali si possa applicare il metodo dell’Open Space Technology, vengono in mente soprattutto le assemblee: assemblee diocesane, assemblee parrocchiali, assemblee di associazioni, assemblee sinodali, assemblee in ambiti ecclesiali ma aperte e rivolte anche a chiunque desideri partecipare. Le assemblee, infatti, intese come momenti assembleari di una comunità cristiana, ai suoi vari livelli, sono tendenzialmente aperte alla partecipazione di chiunque lo desideri e si presentano, almeno potenzialmente, diversificate per la varietà delle persone presenti, dei loro vissuti ed esperienze, dei loro bisogni e motivazioni, delle loro capacità e convinzioni. Si può notare, del resto che, parlando di assemblee, non si parla di una realtà ecclesiale secondaria, ma centrale e collegata all’identità stessa della chiesa, come suggerisce anche l’etimologia del termine. La parola greca ecclesìa, infatti, utilizzata nel Nuovo Testamento per definire la chiesa come comunità convocata dei credenti, indicava, nelle città libere dell’antica Grecia, l’assemblea del popolo in cui si discuteva e si deliberava – da parte degli aventi diritto – sulle questioni di interesse generale.

Nella prospettiva di un cristianesimo radicalmente ecumenico e all’interno dei processi di riconfigurazione in forma sinodale della chiesa e delle singole comunità ecclesiali, il metodo dell’Open Space Technology sembra corrispondere bene all’esigenza di comunità cristiane che si propongano di essere aperte – per lo meno in linea di principio e inizialmente – a chiunque desideri partecipare, che sia o si consideri teista, post-teista o non teista. Si tratta infatti di un metodo che consente a chiunque di proporre sé stesso e un proprio contributo, senza imposizioni in una direzione o nell’altra, ma lasciando che sia la stessa assemblea o lo stesso gruppo, così come ciascun singolo partecipante, a esprimere una disponibilità e recettività maggiore o minore, attraverso il continuo modularsi e rimodularsi delle relazioni e delle dinamiche del lavoro di gruppo, gestendo, selezionando ed elaborando ciò che si ritiene meritevole di essere condiviso e ulteriormente sviluppato. L’approccio che sta alla base dell’Open Space Technology si concentra e opera anzitutto a partire dal qui e oggi delle persone presenti e delle loro attuali potenzialità e risorse; vi è inoltre una sostanziale fiducia nella capacità di auto-gestione, auto-regolazione e auto-organizzazione che questo gruppo di persone possiede, una volta che siano garantite le condizioni per l’esercizio di tali capacità. Anche in ambito ecclesiale, la riuscita o meno di questo metodo dipenderà in buona parte da queste due scelte: la scelta di concentrarsi su potenzialità e risorse del qui e oggi di coloro che sono presenti e che quindi costituiscono la nostra attuale comunità ecclesiale; la scelta di fidarsi delle capacità di auto-gestione, auto-regolazione e auto-organizzazione di questa stessa assemblea ecclesiale, con le persone che qui e oggi la costituiscono.

Riferimenti:

Harrison Owen, Open Space Technology: A User’s Guide, BK, 3° edition, San Francisco 2008.

Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
Audio-video su YouTube pubblicato il 17 maggio 2022
Si può trovare su YouTube cercando: sinodalità sclavi.

Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati. Con una conversazione tra Marianella Sclavi e Giuliano Amato, Et al. Edizioni, Milano 2011.
Questo titolo è disponibile anche in una nuova versione ebook Kindle del 2021 con il titolo: Manuale di Confronto Creativo. Le Arti della Comunicazione, della Convivenza e della Democrazia nel XXI secolo

Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003.

Le sette regole dell’ascolto attivo si possono trovare sul sito di Marianella Sclavi: www.ascoltoattivo.net