Riflessioni teologiche – 58. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 19: CONFRONTO CREATIVO E NEGOZIATORI CREATIVI NEI CONSIGLI ECCLESIALI)

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 19: CONFRONTO CREATIVO E NEGOZIATORI CREATIVI NEI CONSIGLI ECCLESIALI)


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Il metodo del Confronto Creativo, per provare a superare i limiti e le difficoltà rilevati nel confronto parlamentare, si basa su alcune fondamentali modalità di approccio che, in parte, abbiamo già incontrato in precedenza: si tratta anzitutto dell’ascolto attivo, articolato da Marianella Sclavi nelle 7 regole che lo rendono possibile e fruttuoso, e delle dinamiche per la gestione alternativa dei conflitti presenti nelle tre parabole riguardanti l’incertezza del giudice, la scelta della bibliotecaria e l’intuizione del povero. Potrebbe risultare utile approfondire ulteriormente le modalità di approccio del Confronto Creativo per poi cercare possibili applicazioni alle dinamiche dei gruppi e dei consigli pastorali ed ecclesiali. Un ruolo importante nel Confronto Creativo è quello del negoziatore, che solitamente viene visto come oscillante tra l’approccio da negoziatore mite e quello da negoziatore duro, ma che dovrebbe invece porsi in modo creativo e quindi alternativo a entrambi. Mentre per il negoziatore mite i partecipanti sono amici e per il negoziatore duro avversari, per il negoziatore creativo i partecipanti sono risolutori di problemi, che dovrebbero passare dall’approccio dell’io e del tu all’approccio del noi. Mentre per il negoziatore mite lo scopo è l’accordo e per il negoziatore duro lo scopo è la vittoria, per il negoziatore creativo lo scopo è un esito equo, efficace, duraturo e saggio, ma soprattutto diverso da quelli che ognuno aveva in mente in partenza, perché riflette ciò che si è imparato grazie alle divergenze. Il negoziatore mite è fiducioso e mite con la gente e sul problema, cambiando spesso posizione, facendo proposte e sacrificandosi unilateralmente. Il negoziatore duro, al contrario, non è fiducioso ma è invece duro sia con la gente che sul problema, rimanendo fermo sulla propria posizione, facendo minacce ed esigendo vantaggi unilaterali. Il negoziatore creativo è invece mite con l’interlocutore e duro sul problema, perché si concentra sul capire le ragioni dell’altro, senza per questo rinunciare alle proprie. Ciò gli consente di passare dalle posizioni agli interessi e cioè di risalire dalle posizioni di partenza dell’altro agli interessi e preoccupazioni più generali che le giustificano.

In un gruppo ecclesiale con funzioni di consiglio, tutti i diversi componenti dovrebbero viversi e comportarsi come negoziatori creativi, che quindi si considerano reciprocamente non come singoli amici o avversari ma, in spirito di servizio, come un unico noi ecclesiale costituito da risolutori di problemi. L’obiettivo dell’attività di un consiglio ecclesiale dovrebbe essere quello di un esito equo, efficace, duraturo e saggio, oltre che, per lo meno, compatibile con una visione e principi evangelici. Per ciascun componente di un consiglio ecclesiale la difficoltà maggiore consiste probabilmente nel ricercare sinceramente come obiettivo ottimale del lavoro di gruppo non l’accoglimento integrale della propria iniziale idea, posizione o proposta, ma un esito diverso da quello che aveva in mente in partenza. Solo in questo modo, infatti, un consiglio ecclesiale diventa non semplicemente il luogo dove la posizione di qualcuno prevale su quella degli altri, ma il luogo in cui, proprio grazie alle divergenze, si arriva a una prospettiva superiore e migliore rispetto a ciascuna di quelle iniziali. Questo atteggiamento e comportamento sarà verosimilmente più difficile da adottare e applicare da parte di chi eventualmente nel consiglio si trova ad essere formalmente titolare di autorità e potere superiori a quelli degli altri componenti, come spesso e in particolare avviene nel caso dei ministri ordinati. Se il clericalismo – così duramente e giustamente criticato da papa Francesco – può facilmente manifestarsi proprio in situazioni questo tipo, arrivare a esperienze di consigli ecclesiali gestiti con il metodo del confronto creativo da parte di tutti i partecipanti può costituire un utile esercizio di superamento del clericalismo stesso.

Nel Confronto Creativo in un consiglio ecclesiale la dinamica più delicata – ma al tempo stesso la più decisiva per il risultato finale – è la capacità di ciascuno dei componenti il consiglio di essere, come efficaci negoziatori creativi, miti con gli interlocutori e duri sul problema, concentrandosi reciprocamente sul capire le motivazioni degli altri, senza che questo comporti il rinunciare alle proprie. Per arrivare a un risultato soddisfacente per tutti – benché diverso da quello inizialmente atteso da ciascuno – è necessaria una reale e reciproca disponibilità da parte di tutti a passare dal piano del confronto tra le posizioni e proposte iniziali di ciascuno al piano del confronto tra le esigenze e gli interessi di cui ciascuno è portatore. Dovrebbero essere, ovviamente, esigenze e interessi non solo personali – o eventualmente delle persone che si vogliono rappresentante nel consiglio ecclesiale – ma soprattutto esigenze e interessi ispirati evangelicamente e riconducibili a esigenze e interessi ecclesiali più generali. Il punto di partenza dovrebbe essere quello di mettere tra parentesi, almeno inizialmente, le singole posizioni e proposte, per concentrarsi sulle esigenze, interessi e preoccupazioni più generali che ne sono alla base, cercando di capirle, grazie alla spiegazione diretta da parte di chi le esprime e se ne fa portatore. Ciò ha il vantaggio di evitare, almeno inizialmente, che il confronto tra posizioni e proposte già definite dei diversi componenti-negoziatori si trasformi in un muro contro muro non superabile. La ricognizione degli interessi, preoccupazioni, esigenze di tutti, con l’intento sincero di darvi risposte soddisfacenti e condivise, dovrebbe consentire, invece, di cercare insieme proposte innovative, che risultino diverse da ciascuna proposta inziale, precisamente perché arricchite dal contributo di tutti.

Riferimenti:

Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
Audio-video su YouTube pubblicato il 17 maggio 2022
Si può trovare su YouTube cercando: sinodalità sclavi.

Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati. Con una conversazione tra Marianella Sclavi e Giuliano Amato, Et al. Edizioni, Milano 2011.
Questo titolo è disponibile anche in una nuova versione ebook Kindle del 2021 con il titolo: Manuale di Confronto Creativo. Le Arti della Comunicazione, della Convivenza e della Democrazia nel XXI secolo

Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003.

Le sette regole dell’ascolto attivo si possono trovare sul sito di Marianella Sclavi: www.ascoltoattivo.net