Riflessioni teologiche – 60. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 21: I PRIMI QUATTRO FATTORI DEL CONFRONTO CREATIVO NEI CONSIGLI ECCLESIALI)

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 21: I PRIMI QUATTRO FATTORI DEL CONFRONTO CREATIVO NEI CONSIGLI ECCLESIALI)


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Per gestire in modo alternativo ed efficace le divergenze e i conflitti all’interno di un gruppo che deve prendere decisioni riguardanti una comunità più ampia, Marianella Sclavi ha individuato otto fattori costitutivi del Confronto Creativo, che può essere utile ripercorrere rapidamente, tenendo conto che tutti possono trovare applicazione concreta nei nostri consigli ecclesiali: Fattore n.1. Impostare i processi di decisione sulla base dell’ascolto attivo e non dell’urgenza di classificare le posizioni degli altri. Un modo concreto per applicare un reciproco ascolto attivo è quello di provare a ripetere in sintesi, dopo averle ascoltate dall’interessato, le sue proposte/posizioni e relative motivazioni/preoccupazioni, finché l’altro non si dichiara soddisfatto di come sono state formulate. Fattore n.2. Separare il momento “dell’invenzione” da quello “della decisione”. Il principio generale è posticipare il più possibile il momento delle scelte per continuare a generare buone idee da parte di tutti, iniziando dallo spirito e dalla tecnica del brainstorming, cioè della elencazione libera di tutte le parole, frasi, immagini, ecc.. che vengono in mente riguardo a un determinato tema. Dopo il brainstorming si può procedere con il collage, che consiste nel mettere insieme aspetti diversi delle diverse proposte, elaborando così delle proposte ponte, diverse da quelle che ciascuno aveva proposto inizialmente.

Quando le proposte ponte diventano sufficientemente strutturate, abbiamo un pacchetto, al quale si può ulteriormente aggiungere o togliere qualcosa, cercando di utilizzare nel confronto uno specifico linguaggio. Si tratta del linguaggio del: E se? (col punto interrogativo). E se si facesse così? E se decidessimo di fare X e Y, vedresti accolte le tue esigenze? Se no, che cosa si dovrebbe cambiare per rendere il pacchetto più attraente? Fattore n.3. Creare dei sottocomitati e ricorrere al contributo di esperti quando è necessario. Il gruppo per decidere può avere necessità di reperire informazioni o supporto proveniente dall’esterno, per cui è bene chiedersi: di quali informazioni esterne abbiamo bisogno? Chi e in quale modo può reperirle? Se devono essere consultati, coinvolti o cooptati all’interno del gruppo persone esterne, può essere che si tratti di esperti/testimoni, chiamati per rappresentare un qualche particolare interesse che rischia di non avere voce in capitolo, oppure di esperti/consulenti che offrono aiuto su questioni complesse o specialistiche, consentendo in questo modo al gruppo di rimanere operativo. Insieme al coinvolgimento di altre persone, inoltre, può essere richiesta o suggerita la creazione di sottogruppi o sottocomitati, per lavorare in modo più efficace.

Fattore n.4. Fare ricorso alla procedura del testo unico. Per fare sintesi delle idee emerse ed elaborate fino a questo punto, anziché chiedere a ogni soggetto di proporre la propria bozza, è preferibile utilizzare la procedura del testo unico. La persona del coordinatore/facilitatore si incontra privatamente con ogni partecipante o sottogruppo, chiedendo che caratteristiche dovrebbe avere, a questo punto, il suo pacchetto ideale. La bozza iniziale, modificata dal coordinatore/facilitatore dopo ogni passaggio, fino a raccogliere ed esprimere in modo soddisfacente gli interessi di ciascun partecipante o gruppo, dovrebbe diventare infine un testo sostanzialmente condiviso da tutti. Se rimangono scenari alternativi o esposti a variabili incerte si possono introdurre nel testo unico o in appendice diverse visioni del futuro nella forma di scenari se/allora, cioè: se succede questo, allora concordiamo che faremo quest’altro. In questo percorso una regola fondamentale è sospendere le critiche alle parti di testo che eventualmente non si condividono completamente, per concentrarsi invece, in positivo, sul verificare che la proposta soddisfi le proprie esigenze in modo sufficientemente adeguato. In generale l’approccio deve essere quello dell’et-et, come alternativo a quello dell’aut-aut, così che oggetto della discussione non rimangano tanto le singole e divergenti posizioni di ciascuno ma l’insieme di queste posizioni, così come risulta formulato nel testo unico. Ciò a cui rivolgere la propria attenzione e su cui concentrare il proprio impegno non riguarda allora le diverse posizioni colte come singole realtà ma queste stesse posizioni nel loro essere un’unica realtà complessa e diversificata, espressiva di un determinata comunità – ecclesiale, nel nostro caso – della quale il gruppo o il consiglio è chiamato ad occuparsi. La domanda fondamentale cui provare a dare risposta diventa allora: come possiamo esprimere in un testo unico questa unica realtà complessa, in modo da dare una risposta più efficace, equa, stabile e saggia al problema che stiamo trattando? Nel fare questo, anziché le contrapposizioni io/tu o noi/voi, quella che dovrebbe emergere è una sorta di intelligenza collettiva capace di arrivare a una risposta intelligente e soddisfacente per tutti.

Riferimenti:

Vedi in particolare il capitolo n. 7 di Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Manuale di Confronto Creativo. Le Arti della Comunicazione, della Convivenza e della Democrazia nel XXI secolo, versione ebook Kindle del 2021.

Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati. Con una conversazione tra Marianella Sclavi e Giuliano Amato, Et al. Edizioni, Milano 2011.

Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
Audio-video su YouTube pubblicato il 17 maggio 2022
Si può trovare su YouTube cercando: sinodalità sclavi.

Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003.

Le sette regole dell’ascolto attivo si possono trovare sul sito di Marianella Sclavi: www.ascoltoattivo.net