Letture festive – 22. Svolte – 4a domenica di Quaresima Anno C

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

4a domenica di Quaresima Anno C – 27 marzo 2022
Dal libro di Giosuè – Gs 5,9a.10-12
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi – 2Cor 5,17-21
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 15,1-3.11-32


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letture festive 22

La svolta descritta nel libro di Giosuè riguarda il cambiamento di dieta e di alimentazione che segna l’ingresso del popolo eletto nella terra promessa: cessa la manna, il cibo leggero ma sufficiente che ha sostenuto nella lunga peregrinazione attraverso il deserto, e si iniziano a mangiare i prodotti della terra, anch’essi in qualche modo ricevuti e non radicalmente autoprodotti, ma tuttavia un cibo che il popolo contribuisce a preparare, se non altro cuocendo il pane azzimo e abbrustolendo il frumento. Ciò di cui ci alimentiamo è sempre rilevante e spesso simbolicamente significativo. In questo caso la svolta esprime il passaggio dall’accoglienza di una alterità che ci nutre a un nutrimento che proviene anche dal nostro lavoro.

La svolta espressa dall’apostolo Paolo viene formulata nei termini di cose vecchie che sono passate, mentre ne sono nate di nuove, collegate al fatto di essere stati quasi innestati nella figura del Cristo ed essere quindi come una nuova creatura. L’altro elemento di svolta deriva da un processo di riconciliazione, cioè dal riavvicinarsi e dall’incontrarsi nuovamente di parti che erano lontane e in contrasto. Paolo descrive questo processo come collegato all’eliminazione e al superamento di quel fattore di disgregazione che viene chiamato colpa e peccato, per arrivare a quella sintesi di riavvicinamento e giustizia che si definisce appunto riconciliazione.

Anche la famosa parabola del padre e dei due figli narrata nel vangelo secondo Luca si potrebbe leggere come una successione di drammatiche svolte, narrative e di atteggiamento. La prima svolta è quella operata da Gesù, il quale si rivolge ai peccatori, che invece i suoi critici vorrebbero tenere a debita distanza. La risposta di Gesù a questo atteggiamento si esprime attraverso il linguaggio della parabola, cioè una provocazione in forma narrativa, che punta a produrre una svolta nell’atteggiamento e nel comportamento dei propri ascoltatori e destinatari. La parabola inizia con la svolta esistenziale del figlio più giovane, che decide di allontanarsi dal padre, ricercando la propria libertà, ma in realtà finendo per sperperando i beni ricevuti. Segue ben presto, tuttavia, da parte del medesimo figlio, la svolta del rientrare in sé stesso e del voltarsi indietro per ritornare dal padre. L’accoglienza incondizionata che il padre gli riserva apre la narrazione al suo ultimo e decisivo punto di svolta: l’altro figlio, il maggiore, che in prima battuta contesta e critica l’atteggiamento del padre nei confronti del figlio minore, dopo la replica del padre che lo invita a condividere gioia e accoglienza per un figlio e fratello ritrovato, in quale direzione deciderà di dare una svolta al proprio essere figlio e fratello? Si riconcilierà con il padre e con il fratello o se ne allontanerà? Si tratta del medesimo bivio che noi lettori-ascoltatori della parabola ci troviamo davanti in situazioni analoghe, quando ci sentiamo ignorati nella nostra dedizione e traditi nella nostra fedeltà, mentre i meno meritevoli ricevono invece, moltiplicati, attenzione e perdono. In quale direzione decideremo di svoltare?

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