Letture festive – 33. Tempi – Solennità della Santissima Trinità Anno C

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Solennità della Santissima Trinità Anno C – 12 giugno 2022
Dal libro dei Proverbi – Pro 8,22-31
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani – Rm 5,1-5
Dal Vangelo secondo Giovanni – Gv 16,12-15


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letture festive 33

Il libro dei Proverbi, nel dare la parola a una Sapienza di Dio che afferma di essere prima di ogni cosa creata, esprime una profonda verità sul rapporto tra realtà e parola, tra pensiero sapiente e disposizione ordinata del mondo. Nei tempi del mondo e della realtà, il prima di ogni cosa coincide con la capacità di immaginarlo e pensarlo, così come il durante di ogni cosa coincide con la capacità di ordinarlo dando a ogni cosa in qualche modo una misura e una dimensione nel mondo. Ma la realtà non è fatta solo di cose che vanno pensate e misurate; vi sono anche altri approcci, quali il gioco e il godimento. Anche questi modi di porsi in relazione con la realtà hanno un proprio tempo, una propria importanza e una propria sapienza. La stessa scansione del tempo, uno dei modi umani per dare ordine al mondo, richiede una sapienza capace di trovare il tempo giusto per ogni cosa, attribuendole un nome e un significato, dandole così la possibilità di essere non semplicemente un accadimento, frutto del caso e della necessità, ma un evento dotato di senso nel tempo degli umani.

L’apostolo Paolo indica come vada pensato e vissuto l’arco temporale che collega la condizione presente dei credenti alla loro condizione futura. Il punto di partenza nel tempo presente è una condizione di pace, resa possibile dal sapersi con fiducia gratuitamente accolti per come si è: così si potrebbe descrivere, infatti, quell’essere giustificati per fede che costituisce il centro del vangelo proclamato da Paolo. Questa condizione di interiore pacificazione non significa però un tempo presente privo di tribolazioni; queste ultime, tuttavia, possono costituire l’innesco di un processo virtuoso di maturazione, perché – se affrontate nel modo giusto – allenano alla pazienza, cioè alla capacità di restare fermi sostenendo un peso; questa pazienza, poi, diventa quella virtù provata che è l’esperienza, una volta che questa sia stata appunto sperimentata nel suo durare nel tempo. Solo quando il tempo presente, con le sue tribolazioni, viene affrontato con la pazienza capace di consolidarsi in esperienza, il tempo futuro si affaccia nella forma della speranza. A questo futuro, carico di una speranza che non delude, potranno aprirsi tutti coloro che con fiducia si sentiranno gratuitamente accolti così come sono e che, insieme, sapranno far maturare nel tempo le tribolazioni in un’esperienza arricchita dalla pazienza.

Nel vangelo di Giovanni, il Gesù che parla ai discepoli allo scadere del suo tempo di vita, afferma di avere ancora molte cose da dire loro, cose di cui però non sono capaci al momento di portare il peso. Sarà necessario uno Spirito di verità per essere guidati a tutta la verità, uno Spirito che non parlerà da sé stesso ma dirà ciò che avrà udito e annuncerà cose future. Di quali cose, di quale verità e di quale Spirito sta parlando qui l’evangelista? Una possibile interpretazione è che si tratti qui del processo di discernimento nel quale il discepolo è invitato ad inserirsi, ogni volta che la realtà incontrata è complessa da decifrare e scegliere bene diventa difficile. Il peso delle cose che il Gesù di Giovanni ha ancora da dire, ma che non dice, questo peso, che richiede un aiuto supplementare per essere portato, è in fondo il peso della realtà quando chiede di essere illuminata, colta e vissuta nella sua verità. La verità, d’altra parte, anche quella evangelica, prima di incontrare la realtà si potrebbe definire in un certo senso leggera nel suo risultare ancora astratta. Questa stessa verità evangelica – se l’incontro con la realtà non avviene – rischia di rimanere fin troppo leggera e priva di spessore. Ben venga, perciò, il peso della realtà, necessario perché la verità, anche quella evangelica, possa esercitare la propria funzione, grazie a quella preziosa e impegnativa capacità di interpretazione che non può essere improvvisata. Essa richiede infatti tempo e spirito di discernimento, per poter leggere la realtà del presente alla luce della sapienza che proviene dal passato e intravedere la strada da percorrere nel futuro. Il raffinato dispositivo narrativo dell’evangelista Giovanni colloca noi, suoi lettori e ascoltatori, in una posizione privilegiata rispetto ai discepoli che nel racconto sono contemporanei a Gesù. Proprio noi, infatti, lettori del vangelo in un tempo che coincide con il futuro del racconto evangelico, ci veniamo a trovare nel tempo del discernimento evangelico e spirituale, nel tempo in cui possiamo essere guidati verso la verità tutta e finalmente essere capaci di portare il peso della realtà, proprio perché capaci di coglierne la verità.