Riflessioni teologiche – 50. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 11: LE 7 REGOLE DELL’ASCOLTO ATTIVO_DA 6 A 7)

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 11: LE 7 REGOLE DELL’ASCOLTO ATTIVO_DA 6 A 7)


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La regola 6 dell’ascolto attivo, che stiamo applicando all’ambito ecclesiale dei rapporti tra teisti e non teisti, dichiara: “Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti”. Quale pensiero sul cristianesimo può essere più paradossale di quello che pretende di poter tenere insieme e far comunicare tra loro, nella medesima comunità cristiana, teisti e non teisti, con Dio e senza Dio? Quale dissenso può essere più radicale e profondo in materia di religione di quello che riguarda l’esistenza o non esistenza di Dio? Eppure coloro che – come teisti o come non teisti – accettano di impegnarsi reciprocamente in pratiche di ascolto attivo cercano di accogliere volentieri questo paradosso e di affrontare questo dissenso come occasione per esercitarsi in un campo appassionante: la gestione creativa dei conflitti nell’ambito della comunità cristiana. È infatti il paradosso ciò che maggiormente può stimolare il pensiero a cercare a trovare vie ancora impensate, così come è il dissenso ciò che maggiormente può spingere a cercare e trovare modalità, stili, pratiche che – anche in assenza di un vero e proprio consenso teorico – consentano la convivenza tra dissenzienti in una medesima comunità.

Tutto ciò, però, si può attuare nelle pratiche ecclesiali solo a determinate condizioni: in primo luogo che come teisti e non teisti sappiamo anzitutto reciprocamente riconoscere gli elementi paradossali delle nostre posizioni, a partire da ciò che l’altro fa notare a me come problematico nella mia posizione; in secondo luogo che i paradossi propri e altrui siano riconosciuti come stimoli ad approfondire le proprie posizioni in direzioni inattese e non come aspetti da superare o peggio ancora da eliminare; in terzo luogo che anche la ricerca di posizioni diverse da quelle iniziali dell’uno e dell’altro ammetta, preveda e apprezzi una componente paradossale, che non si intende eliminare ma al contrario valorizzare, come lo spazio di pensiero e di pratica che legittima e consente anche a coloro che sono diversi, come teisti e non teisti, di incontrarsi, dialogare e vivere insieme nella medesima comunità ecclesiale. Quanto poi al dissenso come occasione per l’esercizio della gestione creativa dei conflitti, va riconosciuto anzitutto che in presenza di consenso perfetto all’interno di una comunità ecclesiale, non vi sarebbe nessun conflitto, ma neppure alcuno stimolo ad approfondire reciprocamente e ulteriormente l’oggetto di un consenso già pacificamente e completamente raggiunto. Solo l’esistenza di una qualche forma di dissenso su qualcosa può richiedere e quindi produrre ascolto, dialogo, confronto, dibattito, a volte anche conflittuale. Proprio questo, però, può tradursi in ricerca e approfondimento, in studio per cogliere aspetti inediti e arrivare a una comprensione migliore. In questo modo proprio il dissenso conduce a utili o necessari ripensamenti e messe in discussione di ciò su cui si dissente, con l’obiettivo comune – anche nel permanere di differenze e dissensi – di ritrovarsi a un livello ulteriore, più alto e più profondo.

Il fatto che l’oggetto del dissenso all’interno della comunità ecclesiale cristiana possa essere Dio stesso, nella sua esistenza o non esistenza, conduce teisti e non teisti al cuore di quello che diventa il più radicale dei paradossi: all’interno della medesima comunità cristiana proprio il dissenso tra teisti e non teisti sull’esistenza o non esistenza di Dio spinge ad approfondire e ad interrogare – attivando nella comunità ecclesiale pratiche di gestione creativa dei conflitti – quello che è uno dei nuclei centrali della religione e dello stesso cristianesimo: il modo in cui si possa e si debba parlare di Dio. L’ultima delle 7 regole conclude la serie introducendo un tema inatteso, soprattutto se si pensa alle relazioni tra teisti e non teisti in ambito ecclesiale: “Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sé”. Che l’umorismo sia uno dei cardini dell’arte di ascoltare attivamente può sembrare strano, fino a quando, vivendo esperienze e pratiche di ascolto attivo, anche nella comunità ecclesiale, ci si accorge che ne è in qualche modo il coronamento. Quando infatti tra teisti e non teisti si riuscisse a ridere insieme e benevolmente di sé e dell’altro, riconoscendo i limiti di entrambi senza per questo rimproverarseli a vicenda – così infatti potrebbe essere inteso l’umorismo – ciò significherebbe che si è già molto avanzati nelle pratiche di ascolto attivo all’interno di una medesima comunità ecclesiale. Significherebbe che – grazie a pratiche di gestione creativa dei conflitti – paradossi e dissensi tra cristiani diversi, come lo sono teisti e non teisti, anziché ostacolare la comunione ecclesiale, hanno contribuito a farla crescere.

Riferimenti:

Le sette regole dell’ascolto attivo di Marianella Sclavi si possono trovare sul sito: www.ascoltoattivo.net

Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
Audio-video su YouTube pubblicato il 17 maggio 2022
Si può trovare su YouTube cercando: sinodalità sclavi.

Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003.

Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati. Con una conversazione tra Marianella Sclavi e Giuliano Amato, Et al. Edizioni, Milano 2011.
Questo volume è disponibile anche in una nuova versione ebook Kindle del 2021 con il titolo: Manuale di Confronto Creativo. Le Arti della Comunicazione, della Convivenza e della Democrazia nel XXI secolo.

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