Riflessioni teologiche – 9. Il Vangelo secondo Gesù Cristo di Saramago

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Del romanzo di José Saramago Il Vangelo secondo Gesù Cristo, opera tagliente, estrema e paradossale, ritenuta da alcuni blasfema e offensiva, si propone un’interpretazione teologica che vi ritrovi provocazioni d’ispirazione biblica ed evangelica.


Su YouTube l’audio-video si trova cercando
riflessioni teologiche 9

Il Vangelo secondo Gesù Cristo del premio Nobel José Saramago, pur conservando lo stile unico del suo autore, mescola diversi generi letterari: vangelo, romanzo storico, pamphlet dissacrante, racconto fantasy, saggio filosofico religioso. Si tratta di un romanzo ritenuto – da buona parte del mondo religioso e cattolico – blasfemo e offensivo per la sensibilità dei credenti, ma io vorrei invece proporne qui un’interpretazione teologica alla luce di tre parole (giudizio, trappola, parabola) e di altrettanti riferimenti biblici (Giobbe, il profeta Natan, il buon samaritano). La mia convinzione è che siano presenti e apprezzabili in quest’opera tagliente, estrema e paradossale, alcuni elementi di ispirazione profondamente evangelica e che addirittura il romanzo possa – per così dire – funzionare ed essere pienamente colto nelle sue valenze, solo da lettori in qualche modo cristiani, con Dio o senza Dio.

Giudizio: il romanzo propone per certi versi una situazione analoga a quella del libro biblico di Giobbe, nel quale Dio viene chiamato in giudizio e accusato, da parte di un Giobbe scandalizzato per la propria sofferenza innocente. Questo Dio, difeso dai sedicenti amici di Giobbe, alla fine prenderà la parola, per rimproverare i suoi apologeti ed elogiare invece proprio il contestatore Giobbe. Nel romanzo di Saramago al posto di Giobbe troviamo lo stesso Gesù, mentre il Dio di Giobbe si presenta qui come sdoppiato nella figura di un dio perverso – che alimenta il proprio potere con la sofferenza altrui – e dello stesso Saramago, qui nella funzione di autore – per ciò stesso onnipotente – che presenta i personaggi di Gesù, di Giuseppe, di Maria, di Maddalena e persino del Diavolo in una luce positiva e con i tratti di una umanità fallibile e difettosa, ma fondamentalmente autentica e per quanto possibile buona. Gli amici di Giobbe diventano qui i lettori cristiani del libro: siamo noi, tentati – per difendere Dio – di sminuire le sofferenze presenti nel mondo, magari giustificandole. Sono le sofferenze che Saramago descrive con crudezza, a partire da quelle patite dagli ultimi tra gli ultimi, i dimenticati da tutti: gli animali non umani. Sono proprio loro, macellati senza esitazione e sensi di colpa, ad alimentare – è il caso di dirlo – il sistema sacrificale, descritto come macchina organizzativa giustificata da un’ideologia religiosa che sembra volta a procurare a un dio perverso il godimento olfattivo proveniente dal sangue e dalle carni bruciate dei viventi.

Trappola: è quella che Saramago tende precisamente a noi, lettori cristiani, con Dio o senza Dio, per sfidarci – dopo averci condotto inesorabilmente al cospetto delle tante brutture che affliggono la realtà – ad assumerci la responsabilità di ciò che pensiamo e crediamo sulla base della fede da noi professata. Il profeta Natan era riuscito a suscitare l’indignazione del re Davide contro un prevaricatore di cui gli aveva raccontato la vicenda, rivelandogli alla fine che si trattava in realtà proprio di lui, del re Davide. Saramago ci conduce, attraverso le vicende del romanzo, nella scomoda posizione in cui non possiamo sottrarci all’indignazione nei confronti di un dio che ci viene descritto – in una sorta di rovesciamento di ruoli – con i tratti del demone malvagio. A questo punto però Saramago non lascia la presa e ci costringe – come credenti e come lettori – a scegliere da che parte stare.

È il meccanismo implacabile delle parabole evangeliche, vere e proprie provocazioni in forma narrativa, che hanno precisamente lo scopo di spingere l’ascoltatore a prendere posizione in modo personale in una situazione non scontata. Così l’evangelista Luca attira in trappola i lettori cristiani della sua parabola mostrando loro, da una parte, due professionisti della religione che vedono la sofferenza umana ma passano oltre e, dall’altra, un eretico samaritano che invece si ferma e se ne prende cura. Davanti a questa necessità – creata dalla parabola – di formulare un giudizio e prendere posizione in prima persona, l’invito di Gesù nel Vangelo secondo Luca e l’implicita provocazione di Saramago che attraversa il suo Vangelo secondo Gesù Cristo finiscono per convergere. È come se l’evangelista e il romanziere si rivolgessero a noi in prima persona: davanti alla vittima ai bordi della strada, tra l’insensibilità delle figure religiose e la compassione fattiva da parte dell’eretico samaritano, devi scegliere da che parte stare e quale ruolo assumere; quando avrai scelto «va’ e fa’ anche tu la stessa cosa».

Riferimenti:

José Saramago, Il Vangelo secondo Gesù Cristo, Feltrinelli, Milano 2014.
(Prima edizione originale: 1991)

Giobbe
2 Samuele 12,1-14
Luca 10,25-37