Annunciare il Vangelo curando la casa comune

Con il primo incontro “Annunciare il Vangelo curando la casa comune” Elementi di teologia dell’evangelizzazione nella linea dell’Enciclica Laudato Sii di Papa Francesco ha preso il via il laboratorio teologico Realino, Il primo dei 3 incontri tenuti da Federico Badiali, docente FTER di Teologia della missione e del dialogo. Badiali ha aperto il laboratorio mettendo a fuoco gli obiettivi che Papa Francesco ha voluto comunicare con l’enciclica Laudato Sii; che non sono di tipo operativo, ma bensì un invito a compiere un percorso. Badiali prende spunto dalla Parabola del buon Samaritano (Lc 10, 29-37) utilizzata dal Papa anche per la sua ultima Enciclica “Fratelli Tutti”.”Qual’è il punto che distingue l’approccio del samaritano dall’approccio del sacerdote e del levita?. Il punto di distinzione è il differente sguardo, i primi videro e passarono oltre l’ultimo vide e ne ebbe compassione. Questo ci parla di un evento che ha  riguardato  l’intimo del soggetto. E’ un atto che riguarda le emozioni ma che ad un certo punto arriva ad un discernimento della testa per poi passare al cuore, possiamo definirlo un discernimento integrale. Il Papa in questa enciclica ci invita a compiere questi passaggi. La domanda che ci viene posta a noi è “Ti vuoi decidere per la cura?” allora devi saper guardare in un certo modo, devi saper discernere e solo allora saprai agire di conseguenza. Bisogna saper allenare il nostro sguardo. Badiali individua 7 tipi di sguardi che Papa Francesco vuole offrirci per imparare a curare la casa comune.

  1. Uno sguardo di condivisione con gli altri
  2. Uno sguardo che sa assumere la sfida dell’oggi
  3. Uno sguardo che si lascia integrare dalla Scienza
  4. Uno sgurdo che sa coinvolgersi
  5. Uno sguardo che parte dai più poveri
  6. Uno sguardo che sa leggere l’opera di Dio
  7. Uno sguardo profetico.

Vengono poi analizzati uno per uno i 7 punti:

Innanzitutto uno sguardo condiviso, non solo dal mio piccolo punto di vista, ma insieme agli altri, a tutti gli uomini del mondo non solo ai fedeli cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Molto interessanti poi le parole di Federico Badiali quando die: “non è il Papa che parla a tutti, ma è il Papa che parla a tutti perché idealmente sia aperto un dialogo con tutti”.

Che cosa cogliere in questo sguardo condiviso?

Uno sguardo sull’oggi

Laudato Sii

  1. Le riflessioni teologiche o filosofiche sulla situazione dell’umanità e del mondo possono suonare come un messaggio ripetitivo e vuoto, se non si presentano nuovamente a partire da un confronto con il contesto attuale, in ciò che ha di inedito per la storia dell’umanità. Per questo, prima di riconoscere come la fede apporta nuove motivazioni ed esigenze di fronte al mondo del quale facciamo parte, propongo di soffermarci brevemente a considerare quello che sta accadendo alla nostra casa comune.

In seguito con l’aiuto della Parola potremo discernere e agire di conseguenza.

Uno sguardo che sa valorizzare il contributo delle scienze, dato il singolare oggetto di cui ci stiamo occupando, questo ci fa vedere una fede umile, che percepisce di non sapere tutto da sola.

Uno sguardo che benchè si lasci illuminare dalla scienza non rimane assetico, questo sguardo non deve farci perdere la passione e il coinvolgimento

Laudato Sii

  1. Dopo un tempo di fiducia irrazionale nel progresso e nelle capacità umane, una parte della società sta entrando in una fase di maggiore consapevolezza. Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta. Facciamo un percorso, che sarà certamente incompleto, attraverso quelle questioni che oggi ci provocano inquietudine e che ormai non possiamo più nascondere sotto il tappeto. L’obiettivo non è di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare.

Solo con uno sguardo di coinvolgimento, di affetto, si può fare un passo in avanti.

Uno sguardo che sa partire dai più poveri. Nella valutazione morale non si può partire da qualsiasi punto, ma bisogna partire dai più ultimi. Il Papa stesso rispetto ad ogni emergenza evidenzia continuamente gli effetti che la condizione di inquinamento produce sul più povero

Laudato Sii

  1. I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema,come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela. Per esempio, i cambiamenti climatici danno origine a migrazioni di animali e vegetali che non sempre possono adattarsi, e questo a sua volta intacca le risorse produttive dei più poveri, i quali pure si vedono obbligati a migrare con grande incertezza sul futuro della loro vita e dei loro figli. E’ tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile.

Esiste una particolare solidarietà tra il povero e l’ambiente. Il povero e l’ambiente condividono la stessa vulnerabilità, la stessa fragilità. Se non si rispetta l’ambiente, prima o poi ti prendi gioco anche degli ultimi,se analogamente non sai rispettare la vita di chi non riesce a rivendicare con le proprie forze i propri diritti, prima o poi tu sfregerai anche la natura. Tutto è connesso.

Laudato Sii

  1. Vorrei osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto. Questo si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi. Vivono e riflettono a partire dalla comodità di uno sviluppo e di una qualità di vita che non sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. Questa mancanza di contatto fisico e di incontro, a volte favorita dalla frammentazione delle nostre città, aiuta a cauterizzare la coscienza e a ignorare parte della realtà in analisi parziali. Ciò a volte convive con un discorso “verde”. Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.

Uno sguardo che sa cogliere l’opera di Dio. Come fare per non cadere nel pessimismo, nella rinuncia. Papa Francesco ci esorta ad aprire il nostro sguardo sopra ciò che Dio sta operando. Il nostro compito è quello di aiutare i nostri fratelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo a far scorgere l’opera che Dio sta compiendo in mezzo a loro

Laudato Sii

  1. D’altra parte, san Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore» (Sap13,5) e «la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Rm 1,20). Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza.[21] Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode.

Uno sguardo profetico, che sa guardare avanti, uno sguardo che non si limita alla mera gestione dell’esistente. L’invito del Papa è quello di non soffermarci ai piccoli problemi che abbiamo davanti agli occhi, ma a guardare ai grandi effetti, a guardare la storia che ci stà davanti.

Laudato Sii

  1. Una maggiore scarsità di acqua provocherà l’aumento del costo degli alimenti e di vari prodotti che dipendono dal suo uso. Alcuni studi hanno segnalato il rischio di subire un’acuta scarsità di acqua entro pochi decenni se non si agisce con urgenza. Gli impatti ambientali potrebbero colpire miliardi di persone, e d’altra parte è prevedibile che il controllo dell’acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo.[23]

Un intenso e profondo sguardo sull’Enciclica questo primo incontro che è terminato con numerose domande segno di un coinvolgimento da parte dell’assemblea. Come ogni laboratorio che si rispetti infine il docente assegna un compito da presentare il prossimo sabato al nuovo incontro.

Riportiamo di seguito una sintesi dei contenuti espressi da d. Federico Badiali nel corso tenuto dal 17 al 31 Ottobre 2020

Carpi, 17 ottobre 2020

LAUDATO SI’. SULLA CURA DELLA CASA COMUNE

Premessa

Prendersi cura della casa comune non è solo una questione relativa all’agire.

È anche una questione relativa al vedere e al giudicare, come ci insegna la parabola del buon samaritano, più volte evocata nell’ultima enciclica di papa Francesco Fratres omnes.

Dedicheremo quindi i nostri incontri all’approfondimento di questi tre atteggiamenti, come emergono nella Laudato si’.

Vedere

  1. Insieme a tutti gli uomini del mondo: LS 3; 7-9.
  2. Sapendo cogliere il kairos: LS 17-19.
  3. Con gli occhi della scienza:
  • inquinamento dell’aria,
  • prodotto dai rifiuti,
  • riscaldamento del sistema climatico,
  • esaurimento delle risorse (ad es. acqua),
  • perdita di biodiversità: LS 20ss.
  1. Con uno sguardo non solo oggettivo, ma solidale, capace d’integrare la tradizione, che guarda la terra come sorella e madre (cf. san Francesco): LS 1; e che sa che noi stessi siamo terra (cf. Gen 2): LS 2. Con uno sguardo che sa commuoversi: LS 19.
  2. A partire dai più poveri: LS 25 (29; 50). Con uno sguardo ampio, che sa tenere i diversi aspetti, la creazione e i poveri, come san Francesco (LS 10). Oggi domina il silenzio, perché non allunghiamo la nostra mano verso il povero: LS 49; perché soffriamo della specializzazione della scienza: LS 110.
  3. Che sa andare in profondità, fino a scorgere l’opera di Dio: LS 12. Che sa custodire la speranza, perché le cose possono cambiare: LS 13, 61.
  4. Con uno sguardo profetico, che sa guardare in avanti: ad es. sul problema dell’acqua: LS 31; o degli ecosistemi: LS 36; per evitare conflitti: LS 57. Attento alle piccole cose, come ad esempio la biodiversità: LS 34.

Carpi, 24 ottobre 2020

Giudicare

Quale contributo offre la fede in ordine al discernimento sulla cura del creato? Ci aiuta a rispondere a questa domanda LS II.

Prima di analizzare il contenuto del capitolo, è interessante considerare la sua introduzione. A ben vedere, in LS 62 il papa si chiede perché egli, in questo passaggio dell’enciclica, parli di fede, mentre in LS 3 non aveva minimamente problematizzato il fatto che egli si rivolgesse a ogni uomo. Ne dobbiamo arguire che, se è chiaro che la Chiesa si interessa all’uomo (cf. GS), non è affatto scontato che le parole della fede possa essere utili al non credente. La risposta che il papa offre è che ne può nascere un dialogo intenso e produttivo, per riuscire ad interpretare e trasformare una realtà complessa come quella della crisi ambientale; La Chiesa, poi, è pronta a questo tipo di dialogo (?), come mostra la dottrina sociale (LS 63). Ad intra, poi, la fede offre al cristiano e agli altri credenti motivazioni alte per prendersi cura della natura (cf. cit. Giovanni Paolo II) (LS 64). Segue un’ampia trattazione, introdotta da una domanda di fondo: cosa dice la Scrittura a proposito del rapporto uomo – mondo?

  1. L’uomo è dotato di una immensa dignità: è stata creato per amore, non per caso; è molto buono, fatto ad immagine di Dio; è un soggetto capace di relazione (cf. cit Giovanni Paolo II) (LS 65). All’interno della creazione, l’uomo rappresenta una eccezione, una novità qualitativa, frutto di un’azione diretta da parte di Dio (LG 81 ≠ biocentrismo: LS 117ss).
  2. La relazione dell’uomo col mondo, come quella dell’uomo con Dio e col fratello, è costitutiva della persona umana (cf. PCB!) (LS 66).
  3. L’uomo ha ricevuto da Dio la vocazione di coltivare e di custodire il creato; la Bibbia non propone un’immagine di uomo che domina e distrugge la natura; assegna all’uomo una responsabilità; Dio affida all’uomo la terra per la sua sussistenza, ma con dei limiti, anche in vista delle future generazioni. «Del Signore è la terra» (Sal 24,1): il teocentrismo annulla ogni pretesa di proprietà assoluta (LS 67 ≠ relativismo pratico: LS 122ss). Salva da un antropocentrismo dispotico (LS 75). La terra è un’eredità comune, in forza di una fedeltà al Creatore; ogni approccio autenticamente ecologico ha una prospettiva sociale; occorre non perdere di vista i diritti dei più svantaggiati; la proprietà privata è subordinata alla destinazione universale dei beni (cf. cit. Giovanni Paolo II) (LS 93). Il possesso si legittima sulla base di un’amministrazione a beneficio di tutti (LS 95).
  4. Ne consegue l’obbligo, per l’uomo, di rispettare gli equilibri del cosmo; si pensi, a questo riguardo, alle norme bibliche relative agli altri viventi: asino, bue, uccellini, uova… (LS 68).
  5. Il mondo non proviene dal caos, ma da una decisione libera di Dio, espressa dalla sua Parola (LS 77). Le altre creature non sono meri oggetti; non sono alla mercé del primo venuto o del più potente (LS 82). Hanno una valore dinnanzi a Dio; gli danno gloria, in quanto fatte con sapienza; il loro essere è superiore al loro essere utili (LS 69). Tutto l’universo è un linguaggio d’amore di Dio per l’uomo: si pensi ad alcuni snodi della propria biografia spirituale (LS 84). La creazione è una rivelazione di Dio, da contemplare e da ascoltare (LS 85). Nella sua straordinaria varierà, mostra l’inesauribile ricchezza di Dio: ogni creatura è importante (LS 86). La natura è luogo della presenza di Dio, fatta salva la differenza ontologica: se lo dimenticassimo, esigeremmo dalle creature qualcosa che non possono dare (LS 88). Parlare di creazione è più che parlare di natura: rientra all’interno di un progetto d’amore di Dio; la creazione è un dono di Dio per la comunione universale (LS 76). La Bibbia assegna alla natura un valore, ma, al tempo stesso, la demitizza: non è divina, per quanto degna d’ammirazione. È quindi lecito un uso responsabile delle cose (tensione!); occorre chiedersi sempre qual è la volontà di Dio (LS 69). Tale concezione non fa che accrescere il ruolo della responsabilità dell’uomo, chiamato a proteggere e sviluppare le potenzialità della natura, sulla base delle capacità dateci da Dio (LS 78).
  6. Tutto è in relazione: la nostra relazione con la natura è inseparabile dalla nostra relazione con gli altri (LS 70). Creati dallo stesso Dio, formiamo un’unica famiglia universale (LS 89). Lottiamo per il rispetto delle creature, ma specialmente per la pari dignità degli uomini (LS 90). Non si scindano l’unione con le altre creature, la compassione per l’uomo, l’impegno per la società (LS 91). Se il cuore è aperto ad una comunione universale, niente e nessuno è escluso dalla fraternità; la crudeltà verso le creature è connessa alla crudeltà verso l’uomo (LS 92).
  7. Il peccato ha rotto (esteriormente e interiormente) le relazioni costitutive dell’essere umano, compresa quella col mondo; la relazione con la natura (e quella con le persone più fragili) non è più vissuta all’insegna dell’armonia, ma del conflitto. L’uomo ha preso il posto di Dio, rifiutando la sua condizione creaturale (LS 66). Col peccato, la vita è minacciata, come dimostra la vicenda di Noè (LS 70).
  8. Eppure Dio traccia una via di salvezza, la possibilità di un nuovo inizio; basta che ci sia un uomo buono, perché rinasca la speranza (LS 71). Attraverso il suo Spirito, Dio sa trarre il bene dai nostri mali, da un mondo in via di sviluppo; le sofferenze devono essere lette come doglie del parto (LS 80). Occorre la riscoperta e il rispetto dei ritmi della natura. Il sabato, l’anno sabbatico, il giubileo assicurano l’equilibrio e l’equità nelle relazioni dell’uomo con gli altri e con la terra; attestano che la terra appartiene a tutto il popolo, specialmente ai poveri (LS 71). L’uomo è chiamato alla lode del Creatore (trascendenza), che ci chiama alla relazione con lui (LS 72). Nei momenti difficili della storia (esilio, persecuzione), i credenti hanno trovato forza e speranza nella contemplazione della creazione (LS 73).
  9. Gesù considera Dio Padre di tutte le creature (LS 96). È attento alla bellezza delle creature, in un atteggiamento contemplativo (LS 97). Vive in armonia con la natura, senza ascetismi o dualismi (LS 98). Il Figlio è presente nella creazione da principio e dall’incarnazione, senza ledere la sua autonomia (LS 99).
  10. Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi, ma Dio (cf. Col); e lo raggiungono attraverso di noi (cf. sacramenti) (LS 83). Alla fine il Figlio consegnerà tutto al Padre, perché sia raggiunta la pienezza (LS 100).

Carpi, 31 ottobre 2020

Agire

Assumere nuovi atteggiamenti, nuovi stili di vita: si tratta di una sfida culturale e spirituale, che implicherà processi lunghi (LS 202).

  1. Informarsi da un punto di vista scientifico (LS 210).
  1. Dialogare a 360° (LS 201).

La comunità ecclesiale ha il compito di tenere aperto il dibattito (LS 188).

  1. Criticare i miti della modernità:

individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole (LS 210).

    1. Riconoscere i propri errori ecologici (LS 218).
    2. quello interiore con se stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio (LS 210). In una pace interiore (LS 225) e in una serena attenzione (LS 226).
    3. Coltivare solide virtù: l’esistenza di leggi e norme non è sufficiente; occorrono motivazioni adeguate per una trasformazione personale (LS 211). Tra queste virtù vanno annoverate: la gratitudine (cf. LS 237), la gratuità, la generosità (LS 220).
    4. Compiere piccole azioni quotidiane, dando prova di una creatività: evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente (LS 211), prediligere le fonti di energia rinnovabili (LS 165). Tali azione sono in sé fruttuose, perché: bonum diffusivum sui; tali azioni ci restituiscono il senso della nostra dignità (LS 212).
    5. Coltivare la dimensione estetica, per uscire dal paradigma utilitaristico (LS 215).
    6. Rinunciare a quanto il mercato offre (LS 209) Il mercato tende a creare nelle persone un meccanismo consumistico compulsivo, riflesso del paradigma tecnocratico (LS 203). Più il cuore di una persona è vuoto, più ha bisogno di comprare, possedere e consumare. Non vi sono più limiti, col rischio di possibili esplosioni di violenza (LS 204). Gioire delle piccole cose, senza essere ossessionati dal consumo, perché meno è di più (LS 222). La sobrietà è liberante: riduce la frustrazione, la stanchezza, l’ansia; fa trovare soddisfazione negli incontri fraterni, nel servizio, nel mettere a frutto i propri carismi, nella musica, nell’arte, nel contatto con la natura, nella preghiera (LS 223 // 227). Accettare una certa decrescita (LS 193): rallentare la produzione e il consumo dà luogo ad altre modalità di progresso e di sviluppo (LS 191).
    7. Il cambio di stili di vita potrà esercitare una sana pressione su politica, economia e società. I movimenti dei consumatori, attraverso l’acquisto critico, potranno spingere le imprese a tener conto dell’impatto ambientale e dei modelli di produzione (LS 206). I movimenti dei consumatori, attraverso l’acquisto critico, potranno spingere le imprese a tener conto dell’impatto ambientale e dei modelli di produzione (LS 206). 
    8. Tessere reti comunitarie (LS 219): ad es., le associazioni ecologiche (LS 232).

    9. Formare alla cura del creato in famiglia (LS 213) e nella comunità ecclesiale (LS 214).Formare alla cura del creato in famiglia (LS 213) e nella comunità ecclesiale (LS 214). Nella famiglia si impara a chiedere permesso senza prepotenza, a dire «grazie» come espressione di sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità, e a chiedere scusa quando facciamo qualcosa di male. Questi piccoli gesti di sincera cortesia aiutano a costruire una cultura della vita condivisa e del rispetto per quanto ci circonda (LS 213 // 230).

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