Riflessioni teologiche – 62. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 23: LE PRIME DUE FASI DEL DIAMANTE DI KANER PER IL CONFRONTO CREATIVO NEI CONSIGLI ECCLESIALI)

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 23: LE PRIME DUE FASI DEL DIAMANTE DI KANER PER IL CONFRONTO CREATIVO NEI CONSIGLI ECCLESIALI)


Su YouTube l’audio-video si trova cercando
riflessioni teologiche 62

Per gestire il confronto all’interno dei consigli ecclesiali, si possono utilizzare – oltre a quelli già presentati – ulteriori schemi di approccio. Uno di questi è il cosiddetto diamante di Kaner, utilizzato e rielaborato anche da altri, tra cui Marianella Sclavi. Il percorso proposto da Sam Kaner – un esperto di processi decisionali collaborativi e partecipativi – viene graficamente rappresentato con una figura geometrica simile a un rombo diviso da sinistra verso destra in 5 zone successive. Con questo diagramma a forma di diamante si intende suggerire un percorso di gestione del confronto e presa di decisioni che attraversa 5 fasi, che qui applichiamo al funzionamento di un consiglio ecclesiale: Fase 1. Un nuovo tema deve essere affrontato – poniamo – dal consiglio pastorale parrocchiale: se si tratta di un tema piuttosto circoscritto e i cui termini sono chiaramente definiti – ad esempio se la messa domenicale vada celebrata alle ore 10.00 o alle ore 11.00 – il confronto che si apre può chiudersi molto rapidamente con una decisione, dopo una sommaria elencazione dei pro e dei contro e una veloce ricognizione delle opinioni dei partecipanti. Se invece il tema è più ampio e più complesso, di non facile definizione e tale da non lasciar intravedere alternative chiare tra le quali scegliere, allora è necessario rinunciare a una chiusura rapida, evitando una decisione che risulterebbe prematura e probabilmente inadeguata.

Immaginiamo che il tema posto al consiglio pastorale parrocchiale sia il seguente: come gestire nel nuovo anno la catechesi dei ragazzi che si preparano ai sacramenti, dal momento che gli educatori dell’associazione che finora hanno gestito la catechesi non riusciranno più a farlo, dovendosi impegnare in altre attività associative. Davanti a un tema come questo si deve aprire la Fase 2, una fase di ascolto attivo che dia spazio all’emergere di una pluralità di ipotesi, anche tra loro divergenti, una fase nella quale il tema o problema, per poter essere affrontato in modo produttivo va in qualche modo scongelato, cioè sottratto a quella rigidità e a quel rifiuto di modificarne i termini che rischiano di renderlo un problema non risolvibile. Si tratta perciò, anzitutto, di rinviare ogni giudizio definitivo e impegnarsi, per così dire, a scongelare il problema in due direzioni: la prima direzione è quella di ricercare una pluralità di buone pratiche già esistenti e magari reperibili su internet, pratiche alle quali ispirarsi, anche solo parzialmente. È infatti probabile che il problema che ci troviamo ad affrontare ora come consiglio pastorale parrocchiale si sia già presentato, anche se in forme diverse, nella parrocchia accanto alla nostra o nella nostra diocesi o in parrocchie di altre diocesi in Italia o anche nel resto del mondo. In questo caso è possibile che le risposte e le soluzioni che altri hanno provato a cercare e hanno trovato a un problema simile al nostro abbiano qualcosa di utile da suggerire anche a noi. Si tratta di cercarle, contattando persone e comunità parrocchiali o anche facendo una ricerca su internet, in quello che sta diventando sempre più un archivio continuamente aggiornato e condiviso di esperienze e risorse accessibili a tutti. La seconda direzione nella quale il consiglio pastorale parrocchiale potrebbe impegnarsi per scongelare il problema è quella – utilizzando la tecnica del brainstorming – di produrre e raccogliere, scrivendole, tutte le idee, parole e immaginazioni sul tema che vengono in mente a ciascuno, andando a ruota libera e senza preoccuparsi per nulla, in questa fase, della reale fattibilità o della correttezza di ciò che si propone.

Da una esperienza di brainstorming riguardo a questo problema, o anche da una ricerca di buone pratiche in altre parrocchie e diocesi, potrebbero emergere, ad esempio, idee come queste: …gli educatori vengano sollevati dagli altri impegni associativi – o vi rinuncino volontariamente – per dare priorità a questo impegno come catechisti… facciamo un appello al termine della messa domenicale per trovare nuovi catechisti, invitando chiunque se la senta a offrirsi per questo servizio… riorganizziamo la catechesi in modo che non ci sia più bisogno di catechisti ma solo di sussidi da fornire ai genitori perché loro stessi preparino i figli ai sacramenti, ciascuno nella propria famiglia o eventualmente in alcune famiglie dove i ragazzi si possano radunare a piccoli gruppi… mandiamo i ragazzi a fare la catechesi di preparazione ai sacramenti nelle parrocchie vicine… chiediamo ad altre parrocchie di inviare da noi alcuni catechisti volontari… spostiamo la prima celebrazione dei sacramenti dei ragazzi molto in avanti nel tempo, quando saranno diventati giovani e adulti e nel frattempo affidiamo la proposta parrocchiale da fare ai ragazzi alle associazioni ecclesiali della parrocchia … organizziamo la catechesi come fatta esclusivamente online da esperti anche di fuori parrocchia… facciamo fare tutta la catechesi di preparazione ai sacramenti direttamente al parroco, così avrà l’occasione di conoscere meglio tutti i ragazzi… Una volta raccolte le idee e proposte più diverse, comprese quelle che possono sembrare assurde o irrealizzabili, si tratta di aprire la Fase 3, una fase di cambiamento che si colloca, come vedremo, al centro di tutto il percorso.

Riferimenti:

Una presentazione del diamante di Kaner si trova
(dal min. 01.08.00 al min. 01.17.40) nell’audio-video:
Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
pubblicato su YouTube il 17 maggio 2022
Si può trovare cercando: sinodalità sclavi.

Sam Kaner [et.al.], Facilitator’s guide to participatory decision-making, Jossey-Bass, San Francisco 2007.

Una sintesi (in lingua inglese) sul diamante di Kaner si trova digitando con un motore di ricerca: diamond of participation corrigan