Riflessioni teologiche – 65. Bruno Latour e l’esegesi di Bultmann

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Agli inizi del suo percorso di ricerca, e in particolare con la sua tesi di dottorato in teologia sull’esegesi di Rudolf Bultmann, Bruno Latour concentra il proprio interesse sulle condizioni di verità del Vangelo e la sua proposta è quella di cercarle non nelle parole – pochissime e insufficienti alla fede, come evidenziato da Bultmann – che le scienze storiche potrebbero legittimamente attribuire al Gesù vissuto nella storia, ma invece nella lunga catena di traduzioni e  mediazioni che sono giunte fino a noi, evitando i tradimenti che possono dipendere da eccessi o da assenza di invenzione.


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Risalendo agli inizi del percorso di ricerca di Bruno Latour e in particolare alla sua tesi di dottorato in teologia sull’esegesi di Rudolf Bultmann, vorrei evidenziare alcuni elementi che mi sembrano di grande rilevanza. Il primo elemento riguarda il fatto che la scoperta dell’esegesi biblica ha costretto Latour a rinnovare la sua formazione cattolica, costituita da un robusto insieme di certezze. Il secondo elemento riguarda il timore di un effetto corrosivo dell’esegesi di Bultmann su questa stessa formazione cattolica di Latour, fino ad arrivare a dissolverla, nel momento in cui fossero entrate in contatto. Il riferimento è agli esiti – che potremmo definire di riduzione minimalista – della figura storica di Gesù, così come indagata dall’esegesi di Bultmann e in generale dall’approccio storico-critico, cioè il fatto che Bultmann ritiene attribuibili al Gesù storico solo pochissime frasi, tra le molte contenute nei Vangeli. Il terzo e decisivo elemento è la mossa – geniale – con la quale Bruno Latour consente alla propria formazione cattolica di compiere un radicale salto di qualità verso la sua maturità adulta, evitando una fuga terrorizzata davanti al rinnovamento prodotto dalla ricerca esegetica novecentesca, ma evitando anche la dissoluzione della propria fede cattolica nell’incontro con questa medesima ricerca esegetica. Questa mossa geniale con la quale Bruno Latour esce dalla strettoia e intraprende il suo cammino di ricerca consiste in una svolta ermeneutica e cioè in uno spostamento del punto di vista interpretativo.

Il nuovo approccio si fonda sul ritenere che le condizioni di verità del Vangelo risiedano soltanto in una lunga catena di continue invenzioni e in un immenso numero di mediazioni di questa medesima verità, tramite collegamenti che consentano di rinnovare il messaggio nella giusta maniera. E questo a partire da un metodo ben preciso: quello che studia in modo comparativo i vari tipi di produzione di verità – compresa quella religiosa – basandosi esclusivamente su due elementi: reti di traduzioni da un lato e dall’altro la chiave e il modo nel quale queste specifiche verità sono state prodotte per potersi diffondere: chiave e modo che devono consentire un tradurre e un tramandare senza tradire – per difetto o per eccesso di invenzione – l’intento iniziale. Queste dense formulazioni, offerte quasi letteralmente dallo stesso Bruno Latour, vanno colte in tutti i loro aspetti e in tutte le loro rilevanti implicazioni. La prima implicazione è che nessuna formazione cattolica di persone adulte – in particolare dopo il Concilio Vaticano II – può rinunciare ai risultati di un’esegesi per quanto possibile scientifica e aperta al confronto con la ricerca storica, anche quando questa produce risultati potenzialmente corrosivi e critici. Latour, infatti, non afferma che dal punto di vista della critica storica le conclusioni di Bultmann siano in sé errate e non afferma neppure che al Gesù storico si possano attribuire più di quelle tre o quattro frasi in aramaico di cui parla l’esegeta tedesco. Quella che invece viene criticata è l’eventuale pretesa di cercare e trovare l’autenticità evangelica attraverso l’eliminazione di ogni aggiunta successiva e di ogni invenzione avvenuta nel corso della storia cristiana.

Secondo Bruno Latour, invece, non si deve affatto eliminare ma – al contrario – ri-percorrere una dopo l’altra ogni aggiunta inventata da quelle che chiama lunghe catene di locutori cristiani, verificando che queste aggiunte inventate tramandino l’intento iniziale, restando fedeli al suo spirito, senza tradirlo. Il tradire l’intento originario – precisa Latour – può assumere la duplice forma della semplice ripetizione e assenza di innovazione o, all’opposto, della troppa innovazione. Il rovesciamento di Bultmann proposto da Latour consiste perciò nel cercare l’autenticità del cristianesimo non nella sua riduzione a un nucleo ritenuto essenziale e collegato al Gesù storico, ma – al contrario – nel percorrere in tutte le direzioni la rete di traduzioni, mediazioni e invenzioni giunte fino a noi, verificando che in esse si trovino le giuste chiavi. Quello che interessa al cattolico Bruno Latour sono infatti le condizioni di verità del Vangelo e la sua proposta è quella di rinunciare a cercarle nelle parole che le scienze storiche potrebbero legittimamente attribuire al Gesù vissuto nella storia, perché qui, cioè nelle parole attribuibili al Gesù storico, queste condizioni di verità del Vangelo non potremmo trovarle. Delle parole che si potrebbero attribuire con rigore scientifico a un Gesù storico, infatti, ci rimane ben poco, una selezione molto limitata del tantissimo che invece i vangeli contengono, selezione che rischia perciò di essere insignificante e addirittura fuorviante nel delineare la figura di Gesù. Se ne deve concludere: le parole che le scienze storico-esegetiche consentono scientificamente di attribuire a un Gesù della storia sono del tutto insufficienti a nutrire la formazione intellettuale e spirituale di un qualsiasi cattolico.

Riferimenti:

Bibliografia e materiali diversi di e su Bruno Latour si possono trovare sul sito ufficiale dell’autore: bruno-latour.fr

Una serie di brevi video interviste del 2021 a Bruno Latour si trovano, sottotitolate in lingua italiana, cercando sul internet: arte.tv/it Bruno Latour

Il numero dedicato a Bruno Latour da Rivista di teologia dell’Evangelizzazione (RTE) Anno XXVI, n. 51/2022, gennaio-giugno 2022, contiene, da pag. 3 a pag. 116 i contributi dei seguenti autori: Fabrizio Mandreoli, Nicola Manghi, Vincenzo Rosito, Stefania De Vito, Michele Zanardi, Marco Pietro Giovannoni, Matteo Prodi, Federico Badiali, Giorgio Marcello.

La citazione di Bruno Latour riguardante la sua ricerca sull’esegesi di Rudof Bultmann si trova (quasi integralmente e tradotta in italiano) in Nicola Manghi, «Dall’angoscia al metodo. Politica e teoria nell’opera di Bruno Latour», in Rivista di teologia dell’Evangelizzazione, Anno XXVI, n. 51/2022, gennaio-giugno 2022, pp. 15-31, pp. 24-25.
L’articolo completo, in inglese, dal quale la citazione è tratta, si può trovare sul sito ufficiale di Bruno Latour: Bruno Latour, «Coming out as a Philosopher», in Social Studies of Sciences 40 (2010) 4, pp. 599-608.
Il testo citato è a pp. 600-601.