Riflessioni teologiche – 66. Bruno Latour, Bultmann e il vicolo cieco della ricerca sul Gesù storico

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Se le condizioni di verità del Vangelo che interessano a Bruno Latour vanno ricercate soltanto in una lunga catena di continue invenzioni, mediazioni e traduzioni, si devono aggiornare i termini nei quali si pone oggi quel problema del Gesù storico con il quale già Bultmann si era misurato, arrivando a esiti minimalisti. A un secolo dal testo chiave di Bultmann del 1926 e dopo le molteplici ricostruzioni del Gesù storico che si sono susseguite dopo Bultmann e fino ad oggi, la vera novità degli ultimi dieci anni – anche se, al momento, tra una minoranza di studiosi – riguarda la messa in discussione della stessa esistenza storica di Gesù. Se infatti le scienze storiche iniziassero a valutare e apprezzare l’ipotesi della non esistenza di un Gesù storico, ne deriverebbero effetti di grande portata e si dovrebbe cercare di scongiurare il riproporsi di un nuovo caso Galilei, inteso in questo caso come conflitto tra fede e scienza storica, con drammatiche conseguenze per la chiesa. La teologia dovrebbe comunque rivelarsi capace di interloquire su qualunque tema con chiunque, in modo libero, pubblico e plurale.


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Come abbiamo visto, le condizioni di verità del Vangelo che interessano a Bruno Latour vanno ricercate soltanto là dove unicamente risiedono e cioè: in una lunga catena di continue invenzioni e in un immenso numero di mediazioni e di traduzioni di questa medesima verità. Unica condizione di legittimità di questa lunga catena di invenzioni, di questo immenso numero di mediazioni e di questo succedersi di traduzioni è che se ne possa ricostruire empiricamente la serie, riconoscendo chiavi e modalità di cui sono fatte le produzioni di verità religiosa per potersi diffondere e tramandare, evitando tradimenti per eccesso o per difetto di invenzione. Prima però di esplorare ulteriormente la pars construens del contributo di Latour, cioè il suo invito a ricercare le condizioni di verità del Vangelo nel moltiplicare invenzioni, mediazioni e traduzioni, mi pare necessario articolare con la dovuta ampiezza un altro fondamentale passaggio. Si tratta di aggiornare i termini nei quali si pone oggi quel problema del Gesù storico con il quale già Bultmann si era misurato, arrivando a esiti minimalisti. Bruno Latour ha potuto – per così dire – aggirare questo problema del Gesù storico, orientando la propria ricerca in una direzione e secondo un approccio completamente diversi. Se in questo modo Latour ha evitato di doversi cimentare – affrontando il tema del Gesù storico – in quella che sarebbe stata con ogni probabilità una pars destruens, la nostra condizione odierna – a quasi un secolo di distanza dal testo chiave di Bultmann del 1926 sul Gesù storico – non consente più di ignorare quanto avvenuto nel frattempo nella ricerca storica ed esegetica. Dobbiamo inoltre trarne le necessarie conseguenze sul piano teologico fondamentale, quello che indaga quali siano precisamente – per dirla con Bruno Latour – le condizioni di verità del Vangelo. Vi è infatti una ragione che suggerisce – e anzi richiede – di affrontare molto seriamente il problema del Gesù storico, così come vi è un obiettivo fondamentale da raggiungere e un punto di vista e un orizzonte nei quali ci si dovrebbe collocare, mentre ci si accinge ad approfondire criticamente questo tema così delicato, complesso e pieno di insidie, ma allo stesso tempo così rilevante e perciò inevitabile.

La ragione che richiede di affrontare molto seriamente il problema del Gesù storico si determina a partire da ciò che, come già abbiamo visto, ha mosso lo stesso Bruno Latour, istruito dagli esiti della ricerca di Bultmann, cioè la impraticabilità della via del Gesù storico per individuare le condizioni di verità del Vangelo. E questo a motivo dell’esiguità di ciò che scientificamente – sul piano della ricerca storica – si potrebbe arrivare a conoscere di un Gesù storico e delle parole da lui pronunciate. Ma questa ragione oggi deve ricomprendere anche ciò che è avvenuto negli ultimi cento anni, cioè dopo le parole di Bultmann e, a partire anche dai limiti e dai punti deboli del suo approccio, dopo i numerosi tentativi condotti nella seconda metà del Novecento e fino ad oggi per reagire al minimalismo bultmanniano riguardo al Gesù storico. Ebbene, nonostante le molteplici ricostruzioni del Gesù storico che si sono susseguite dopo Bultmann e fino ad oggi, in questo ambito di ricerca scientifica la vera novità che si sta facendo strada da una decina d’anni a questa parte – anche se, al momento, tra una minoranza di studiosi – riguarda la messa in discussione della stessa esistenza storica di un Gesù di Nazareth. Risulta evidente come anche solo il porre il problema in questi termini comporti una quantità di possibili conseguenze su modo stesso di intendere le origini del cristianesimo e ciò che ne costituisce il fondamento, a partire da quale cristologia e quale teologia siano possibili, legittime e praticabili. Se ciò giustifica e richiede un ripensamento critico del tema del Gesù storico, tale ripensamento critico va condotto proponendosi di raggiungere un fondamentale obiettivo: quello di interrogarsi seriamente riguardo a ciò che sta all’origine dell’esperienza cristiana ed ecclesiale e che può di conseguenza nutrire anche la nostra esperienza cristiana ed ecclesiale. Questo andrebbe fatto in un modo che consenta, da una parte, di rispondere in modo convincente alle eventuali obiezioni critiche provenienti dalle scienze storiche e, dall’altra parte, di orientare l’esplorazione teologica di ciò che fonda l’esperienza ecclesiale della fede in direzioni promettenti, e qui tornerà utile probabilmente anche l’approccio proposto da Bruno Latour. Ciò che invece andrebbe evitato è il rischio di finire in quel vicolo cieco che rischia di rivelarsi oggi la ricerca sul Gesù storico.

Se infatti quella dell’esistenza storica di Gesù risultasse effettivamente un’ipotesi che le scienze storiche iniziano a sottoporre a critica, apprezzando in modo crescente l’ipotesi alternativa della non esistenza di un Gesù storico, ne deriverebbero effetti di grande portata. A quel punto si rischierebbe, in ambito ecclesiale, il riproporsi di un nuovo caso Galilei, inteso come un conflitto tra fede e scienza – scienza storica in questo caso – capace di produrre drammatiche conseguenze nella vita della chiesa, finendo per indebolire la stessa credibilità del messaggio cristiano. Quest’ultima, infatti, non trarrebbe certamente vantaggio dall’affermazione autoritativa di verità che risultassero poi prive di fondamento e l’esistenza storica di Gesù potrebbe essere tra queste. Presentare in modo sufficientemente ampio quali siano le argomentazioni al riguardo è quanto ci proponiamo di fare, collocandoci da un punto di vista e con un orizzonte ben preciso. Il punto di vista e l’orizzonte sono quelli di un cristianesimo radicalmente ecumenico e di una chiesa che cerca di ripensarsi e riconfigurarsi in forma sinodale, una chiesa dove possono trovarsi e sentirsi a casa propria tanto i con Dio quanto i senza Dio. Il punto di vista e l’orizzonte sono quelli di una comunità ecclesiale e di una teologia capaci di interloquire su qualunque tema con chiunque, in modo libero, pubblico e plurale, tanto al proprio interno quanto all’esterno. Sul tema specifico, si tratterebbe di essere rispettosi, accoglienti e inclusivi rispetto alle posizioni e alle convinzioni, alle argomentazioni e alle critiche, alle certezze e ai dubbi di ciascuno e di tutti. In altri termini si tratterebbe di essere cristiani radicalmente ecumenici, riconoscendosi reciprocamente come legittimati a pensare ciò che realmente si pensa e ad essere come realmente si è, accettando anche che qualcuno dei soggetti coinvolti – l’altro o io stesso – si possa trovare ad avere in buona fede convinzioni che risultano per la sua coscienza invincibilmente erronee. Questo dovrebbe valere tanto per coloro che vivono il loro cristianesimo e – per dirlo nei termini di Bruno Latour – cercano le condizioni di verità del Vangelo ritenendo che Gesù sia storicamente esistito, quanto per coloro che invece vivono il loro cristianesimo e cercano le condizioni di verità del Vangelo ritenendo che Gesù non sia esistito storicamente.

Riferimenti:

Il testo di Bruno Latour riguardante la sua ricerca sull’esegesi di Rudof Bultmann si trova (quasi integralmente e tradotto in italiano) in Nicola Manghi, «Dall’angoscia al metodo. Politica e teoria nell’opera di Bruno Latour», in Rivista di teologia dell’Evangelizzazione, Anno XXVI, n. 51/2022, gennaio-giugno 2022, pp. 15-31, pp. 24-25.
L’articolo completo, in inglese, dal quale il testo è tratto, si può trovare sul sito ufficiale di Bruno Latour: Bruno Latour, «Coming out as a Philosopher», in Social Studies of Sciences 40 (2010) 4, pp. 599-608.
Il testo al quale ci si riferisce è a pp. 600-601.