Riflessioni teologiche – 92. Intermezzo: condizioni di necessità e requisiti di una teologia e cristologia non-teistiche

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Le condizioni di necessità di una teologia non-teistica e di una di una cristologia non-teistica che ritiene improbabile l’esistenza storica di Gesù sono determinate dal fatto che alcuni credenti cristiani possono trovare convincenti in coscienza obiezioni e argomentazioni che affermano la non-esistenza di Dio (inteso in senso teistico) e la probabile non-esistenza storica di Gesù, senza che però ciò conduca questi medesimi credenti cristiani ad abbandonare fede, chiesa e messaggio cristiano. Questa teologia non-teistica e cristologia non-teistica senza Gesù storico dovrebbero possedere alcuni requisiti: riuscire a legittimare una pluralità di teologie teistiche e non-teistiche nel presente ecclesiale; riuscire a spiegare la compresenza di un prevalente teismo e di un recente non-teismo nella storia del cristianesimo; riuscire a creare le condizioni per una teologia capace di affrontare il futuro.


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Dopo aver indicato le condizioni ecclesiali necessarie perché possa essere elaborata una teologia non-teistica – e prima di chiarirne le condizioni epistemologiche, cioè le condizioni che possono rendere fondato il suo sapere specifico – un passo importante consiste nell’individuare l’utilità – o addirittura la necessità – di questa teologia non-teistica, della quale poi si dovrà chiarire lo statuto epistemologico. Si tratta, per così dire, di interrogarsi sulle condizioni di necessità che possono spingere a ricercare le condizioni di possibilità di una teologia non-teistica. Il tentativo di elaborare una teologia non-teistica, infatti, non ha lo scopo di contestare le teologie teistiche del passato e del presente, né è mosso dalla ricerca di una qualche originalità o novità fine a sé stessa, tanto meno intende provocare scandalo, divisioni o problemi nelle comunità ecclesiali. Si tratta piuttosto di un tentativo – quello di elaborare una teologia non-teistica – che diventa per la Chiesa e per la teologia cristiana un compito doveroso nel momento in cui si manifestano, appunto, alcune condizioni che rendono questo tentativo necessario e non differibile. Ebbene queste condizioni di necessità consistono nel fatto che alcuni credenti cristiani possono trovare convincenti obiezioni e argomentazioni che affermano la non-esistenza di Dio, inteso in senso teistico. Per questi credenti cristiani il problema diventa, allora, da una parte, quello di non poter più aderire in coscienza alle convinzioni e argomentazioni che affermano l’esistenza di Dio, inteso in senso teistico. Dall’altra parte, il trovarsi in questa particolare situazione non conduce però questi credenti a diventare non credenti, abbandonando cioè fede, comunità ecclesiale e messaggio cristiano. È quindi precisamente per i credenti cristiani che si trovano in questa situazione che si pone la necessità di indagare se e come sia possibile – in coscienza e in modo intellettualmente onesto – vivere nella propria esistenza concreta e nella comunità ecclesiale questa particolare condizione di credenti cristiani non-teisti e pensare tale propria condizione in modo sufficientemente adeguato e argomentato. Da questo tipo di necessità la Chiesa e la sua teologia dovrebbero sentirsi provocate a ricercare e tentare risposte adeguate e argomentate.

Un ragionamento analogo va fatto riguardo alle condizioni di necessità di una cristologia non-teistica, la quale inoltre ritiene improbabile l’esistenza storica di Gesù. Anche in questo caso si tratta – per così dire – di interrogarsi sulle condizioni di necessità che possono spingere a ricercare le condizioni di possibilità di una cristologia non-teistica che ritiene improbabile l’esistenza storica di Gesù. Ebbene queste condizioni di necessità consistono nel fatto che alcuni credenti cristiani possono trovare convincenti obiezioni e argomentazioni che affermano la probabile non-esistenza storica di Gesù. È importante notare come queste – che abbiamo chiamato condizioni di necessità – siano condizioni che mantengono comunque una loro validità, tanto nel caso siano vere le convinzioni non-teistiche e le convinzioni sulla probabile non-esistenza storica di Gesù di questi credenti cristiani, quanto nel caso siano vere, al contrario, le convinzioni teistiche e le convinzioni sull’esistenza storica di Gesù proprie della maggior parte dei cristiani del presente e del passato. E questo perché – nel tipo di esperienza credente che stiamo considerando – si tratta di convinzioni alle quali si aderisce in coscienza, avendo coltivato la formazione della propria coscienza in modo profondo e non superficiale, al termine di un sincero e adeguato cammino di ricerca della verità, condotto senza pregiudizi e con un impegno che coinvolge tutta la propria esistenza. Il fatto che una coscienza, pur coltivata con questa serietà, possa comunque compiere errori e che questi errori possano risultare non superabili, non consente tuttavia sul piano etico al singolo cristiano di evitare di seguire la propria coscienza. E questo sia nel caso la propria coscienza credente indichi la verità nel cristianesimo teistico e nell’esistenza storica di Gesù, sia nel caso la propria coscienza credente indichi la verità nel cristianesimo non-teistico e nella probabile non-esistenza storica di Gesù. Vale la pena specificare che la medesima necessità etica di seguire ciò che viene indicato come vero dalla propria coscienza – anche nel caso in cui questa risultasse invincibilmente erronea – tale necessità etica varrebbe anche nel caso in cui nessuna delle due ipotesi qui considerate fosse vera, cioè nei casi in cui, ad esempio, fossero veri gli ateismi che rifiutano ogni riferimento religioso o fossero vere religioni o concezioni della realtà diverse da quella cristiana.

Una volta chiarite queste condizioni di necessità, si possono individuare tre requisiti di una teologia non-teistica, sulla quale poi si possa basare anche una cristologia non-teistica che ritiene improbabile l’esistenza storica di Gesù. Si tratta, cioè, di tre caratteristiche che il sapere proprio di una teologia non-teistica dovrebbe possedere per poter corrispondere in modo adeguato al proprio compito. Il primo requisito è che una teologia non-teistica – mentre sostiene e argomenta la verità del proprio sapere – riesca al tempo stesso a sostenere e argomentare come legittima in linea di principio, nelle comunità ecclesiali contemporanee, una pluralità di teologie non-teistiche, teistiche e post-teistiche. Pluralità legittima significa in questo caso che, tra le diverse e divergenti affermazioni e convinzioni sul piano della verità, quelle fondate e valide consentono e quelle erronee e inadeguate non impediscono di vivere l’esperienza cristiana ed ecclesiale nei suoi aspetti fondamentali. Il secondo requisito è che una teologia non-teistica – mentre sostiene e argomenta la verità del proprio sapere – riesca al tempo stesso a spiegare in modo convincente tanto il significato, la presenza e il valore nella storia del cristianesimo e delle Chiese cristiane di una lunghissima tradizione teistica, quanto il cambiamento significativo che una teologia non-teistica introduce in questa tradizione. Il terzo requisito è che – rispetto a ciò che saranno la chiesa e il cristianesimo nel futuro e quindi in una pluralità ancora non conosciuta di possibili scenari – una teologia non-teistica possa offrire condizioni di sapere teologico fondato e argomentato che risultino adeguate, propositive e utili ad affrontare i diversi possibili scenari religiosi ed ecclesiali del futuro. Ad esempio, una teologia non-teistica dovrebbe essere in grado di affrontare nel futuro tanto una situazione ecclesiale diversa da quella attuale, quanto una situazione analoga a quella attuale, dove le teologie cristiane teistiche costituiscono un sapere plurale ma storicamente consolidato e fortemente maggioritario, mentre quelle non-teistiche costituiscono un sapere fortemente minoritario e ancora ai suoi inizi. Dopo aver indicato condizioni di necessità e requisiti di una teologia non-teistica e di una cristologia non-teistica che ritiene improbabile l’esistenza storica di Gesù, rimane da affrontare la domanda fondamentale che riguarda caratteristiche e fondatezza delle loro condizioni epistemologiche e cioè caratteristiche e fondatezza del tipo di sapere teologico che questa teologia e cristologia possono esprimere, per poi verificare se questo sapere teologico sia in grado di corrispondere ai tre requisiti che abbiamo indicato.