Riflessioni teologiche – 73. Oltre Bultmann: dalla critica di Italo Mancini ai dubbi sull’esistenza storica di Gesù

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Italo Mancini nel suo saggio del 1970 intitolato Oltre Bultmann, evidenzia criticamente quelli che ritiene i punti deboli dell’approccio bultmanniano, in relazione a una sottovalutazione della dimensione storica della figura di Gesù collegata alla sottolineatura dell’approccio esistenziale, nel suo essere sostanzialmente indipendente da eventi storici. La cosiddetta seconda e la terza ricerca sul Gesù storico sono andate oltre Bultmann, confidando nella possibilità di ricostruire scientificamente sul Gesù storico più di quanto immaginasse di poter fare Bultmann. Ma negli ultimi decenni si sta facendo strada un approccio storico e scientifico alternativo che propone, invece, di andare oltre Bultmann affermando la possibilità che Gesù non sia mai esistito storicamente.


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Italo Mancini, nelle ultime pagine del suo saggio intitolato Oltre Bultmann, che introduce il volume del 1970 contenente i testi di Bultmann sulla demitizzazione, dedica alcune importanti riflessioni critiche all’approccio bultmanniano. Mancini parte da ciò, che nelle ultime pagine del libro del 1926 Bultmann afferma: «La tradizione della chiesa ha stabilito con ragione la relazione fra il perdono e un evento, e parla in questo senso di fatti di salvezza. Si tratta di sapere se ha compreso l’evento nello stesso senso di Gesù. Essa vede l’evento, il fatto di salvezza decisivo, nella morte di Gesù, più esattamente nella sua morte e nella sua resurrezione. In ciò essa ha torto nella misura in cui comprende la morte e la resurrezione di Gesù come dati della storia, che possano essere controllabili e constatabili attraverso l’osservazione». Italo Mancini si collega a queste affermazioni di Bultmann e commenta: «Allora dove sta il criterio per dichiarare che questi eventi non percepiti e non constatati debbano sussistere come valori per la scelta? Non nella storia, non nell’esperienza, ma solo nell’annunzio, nella predicazione. Questo è il paradosso. Che un evento non sperimentato, non accertato, non storicizzato, è creduto come evento di salvezza in forza della fede, perché annunziato come tale. Gesù ridotto al solo annunzio; Gesù ridotto a kerygma. Dissoluzione della cristologia nella predicazione. L’evento nella parola. L’evento di Cristo non è l’incarnazione del Verbo, ma la fede in quello stesso evento. […] L’evento allora si risolve nella parola annunciata, nella predicazione. L’affare si risolve tutto nelle orecchie e nella decisione di chi ascolta». Italo Mancini – dopo aver citato un altro testo di Bultmann, secondo il quale “l’evento non è altro che la sua parola, che raggiunge le orecchie” – prosegue così il proprio commento: «Il fenomeno cristiano si risolve tutto nella parola annunziata e nella decisione dell’ascoltante. La parola non ha nessuna garanzia di tipo oggettivo, ma solo la forza di interpellazione. Ci apostrofa e basta […] La decisione è tutta dell’uomo. La filosofia della demitizzazione ha avuto il compito di ricondurre tutto a questa spogliazione essenzializzante, per cui non esiste che la scelta e l’annuncio. […] L’evento è dunque legato alla parola per quel che riguarda l’annuncio, ma è soprattutto legato alla decisione perché diventi un evento salvifico. […] E questo, secondo Bultmann, [– prosegue Mancini –] non è soggettivismo, ma l’unico modo serio di pensare il perdono e la salvezza offerta da Dio. Dentro l’esistenza e non fuori, nel mondo o nella storia. “Nella parola e in null’altro Cristo offre il perdono” dice una delle ultime frasi […del libro] e questa è anche l’ultima parola di Bultmann, che vuol essere credente nella misura dei tempi nuovi».

Ma – prosegue Italo Mancini – «il problema critico resta: come rendere credibile l’evento che la parola annuncia, e che non può essere risolto in un semplice annunciare, ma che per realizzarsi deve diventare effettivo nell’esistenza e salvifico in quanto altro da lei, e cioè di Dio, se già l’esistenza ha reso impossibile qualcosa come evento che non sia la sua stessa decisione? Basta il ricorso alla paradossalità dell’annuncio o non si deve dire che un annunzio paradossale non supera la misura del mito? Il dramma dell’avvincente vicenda del teologo di Marburg non è dunque risolto. Il rifugio nell’annunzio di un paradosso non salva la paradossalità dell’annunzio. Il rischio di finire in una forma di [… autocomprensione] non è del tutto schivato. La solitudine dell’antropocentrismo esistenziale incombe. L’azione di Dio si risolve nell’annunzio di un’azione di Dio, la cui garanzia non sta nell’azione – dissolta nell’annunzio – né nell’annunzio – che è solo [p. 98] parola – ma nella decisione esistenziale. Nella decisione il Cristo annunciato nella parola diventa “evento di salvezza”. Cristo è ancora reale?». E a queste parole, che concludono il suo saggio Oltre Bultmann, Italo Mancini aggiunge una nota nella quale afferma: «Ben altra oggettività conferisce Bonhoeffer al Cristo nella sua nota “cristologia”, nata da un corso universitario a Berlino nel semestre estivo nel 1933 […] Ma è stato ancora Barth a scrivere lucidissime cose sulla estenuazione di questa cristologia nella predicazione. “Rudolf Bultmann ‘demitizza’ l’evento della Pasqua interpretandolo come ‘la nascita della fede al Risuscitato, fede nella quale la predicazione prende la sua origine’. Questa interpretazione [– afferma Barth –] non è vera: la nascita della fede nel Risuscitato procede dall’apparizione storica del Risuscitato stesso, ed è questa apparizione come tale, e non la nascita della fede, che costituisce l’avvenimento della Pasqua. Ancora meglio, un poco più avanti la posizione del Bultmann viene così definita [da Barth] “L’‘azione di Dio’ viene fatta identica al fatto che essi [i primi credenti] abbiano creduto. E che essi abbiano creduto costituisce il contenuto vero della storia della Pasqua, del tempo della Pasqua, la sostanza della predicazione, il contenuto esistenziale della fede e dei sacramenti. Gesù in quanto tale non è risuscitato” […]. In termini altrettanto chiari, viene presentata la controposizione che Barth sostiene, nella linea della cristologia tradizionale. “L’affermazione che Gesù è risuscitato è valida nel suo significato immediato e semplice, ed è così solamente che costituisce la proposizione centrale di tutta la testimonianza neotestamentaria”. A nessuno può sfuggire [– conclude Mancini –] la distanza che passa tra un “è risuscitato”, come sostiene Barth, e un “è creduto come resuscitato” attraverso l’atto esistenziale umano, secondo la tesi di Bultmann. Nel primo caso Gesù e i suoi discepoli sono due cose, e la fede è un atto derivato nei confronti dell’atto primordiale che l’ha costituita; nel secondo caso essi sembrano fare tutt’uno e la fede è il fatto primordiale, che riporta l’evento all’esistenza. Ma […questo] “è risuscitato” può essere detto altrimenti che nella fede?». E con queste ultime parole che concludono l’ultima nota del suo saggio, Italo Mancini, pur collocandosi dalla parte di Bonhoeffer e di Barth, sembra tuttavia interrogarsi sul ruolo che in ogni caso deve essere assegnato – e fin da principio – a quella fede sulla quale tanto insiste Bultmann.

In questo Oltre Bultmann del 1970 di Italo Mancini possiamo già individuare le ragioni essenziali e le motivazioni teologiche che – nella seconda metà del Novecento e fino ad oggi – hanno ispirato ragioni, obiettivi e modalità della ricerca sul Gesù storico. Questa ricerca è andata appunto oltre Bultmann, attraverso quelle che vengono chiamate la seconda e la terza ricerca sul Gesù storico, intendendo come prima ricerca quella riconducibile alle “vite di Gesù” criticate da Martin Kähler e Albert Schweitzer. La strada scelta per andare oltre Bultmann, come recita il titolo del saggio di Macini, è stata quella di tornare, certamente non alle ottocentesche vite di Gesù, ma per lo meno a ritenere – dopo Bultmann – che di quel Gesù storico, senza dubbio esistito storicamente in Palestina nei primi decenni del primo secolo, si possa sapere e ricostruire ben di più di quel praticamente nulla che riteneva lo stesso Bultmann. Questa direzione di ricerca esegetica e storica ha inteso consolidare le basi di una cristologia tradizionale ma – come sottolinea Mancini – condivisa sostanzialmente anche da grandi teologi protestanti del Novecento come Bonhoeffer e Barth. Questo fare affidamento sulla possibilità di ricostruire con sufficiente certezza, sul piano della scienza storica, alcuni elementi del Gesù storico caratterizza la seconda e soprattutto la terza ricerca, di cui diremo in seguito, pur senza che si sia mai arrivati a risultati realmente condivisi e incontrovertibili. Ma, come vedremo dopo qualche necessario accenno a questa ricerca sul Gesù storico nella seconda metà del Novecento e fino ad oggi, esiste anche un altro modo, completamente diverso, di andare oltre Bultmann. Si tratta di un modo elaborato e seguito da un numero ancora molto limitato di studiosi nei primi decenni di questo nuovo millennio. Questa modalità alternativa di andare oltre Bultmann è quella che prende in seria considerazione e approfondisce con gli strumenti scientifici della ricerca storica l’ipotesi che Gesù non sia mai esistito come persona fisica nei primi decenni del primo secolo. È evidente poi che questa ipotesi, se ritenuta sufficientemente fondata sul piano della scienza storica, richiederebbe un’approfondita valutazione sul piano teologico-fondamentale, perché si tratterebbe di ripensare in modo nuovo l’intero impianto della cristologia e della teologia cristiana. In questo caso, la domanda retorica (Cristo è ancora reale?) che conclude il saggio Oltre Bultmann di Italo Mancini andrebbe trasformata in una domanda vera: quale potrebbe essere per il cristianesimo e per la teologia la realtà della figura di Gesù, se questi non fosse mai esistito storicamente? Ma prima di porsi davvero questa domanda e di provare a cercare qualche risposta sarà necessario affrontare ancora diversi passaggi.

Riferimenti:

Italo Mancini, Oltre Bultmann, in Rudolf Bultmann, Nuovo Testamento e mitologia. Il manifesto della demitizzazione, Queriniana, Brescia 1970, pp. 9-100.

Rudolf Bultmann, Gesù, Queriniana, Brescia1972 (orig. tedesco, Jesus, Mohr – Paul Siebeck, Tubingen 1926)