DeSEXto

Il materiale di questa pubblicazione è stato tratto dal ciclo di conferenze che ha avuto luogo fra il gennaio e febbraio del 2006 presso la sala Duomo di Carpi. Questo ciclo ha avuto per titolo “De SEXto”. La parte in grassetto del termine non è una svista. I più troveranno il titolo perlomeno curioso; ai sacerdoti che hanno ricevuto una formazione teologica preconciliare apparirà del tutto chiaro; ad altri la grafica del termine non mancherà di essere viatico per un’intuizione orientatrice. “De sexto”, come si diceva un tempo per abbreviare , è il “sesto comandamento”: nell’attualizzazione agostiniana e tridentina suonava “Non commettere adulterio!” (Es 20,14; Dt 5,18)

3° Incontro Luca Mazzinghi – Vai
3° Incontro Luciano Caro – Vai
3° Incontro Ermenegildo Manicardi – Vai

Luca Mazzinghi

1. «Quanto sono soavi le tue carezze, sorella mia sposa» Il Cantico dei Cantici: la sessualità come incontro

Nel Cantico c’è il cantare la bellezza dell’altro; è un canto d’amore in cui Lui e Lei si cercano e si amano. Quella del Cantico è una visione positiva della sessualità in cui non si trova mai una qualche proibizione, ma soltanto ciò che l’Ebreo dell’epoca concepisce in relazione alla coppia. Lo sguardo dell’uomo è uno sguardo d’amore: è lo sguardo dell’amato che guarda l’amata ed esclama con gioia e con stupore: «Quanto sei bella!». Il Cantico riesce a metter insieme l’amore umano e quello divino, riesce cioè a far capire che si può amare umanamente e, allo stesso tempo, essere inseriti in un progetto di Dio. Se da un lato è vero che eros e agàpe sono contrapponibili tra loro, dall’altro il Cantico riesce invece a fonderli in una sintesi feconda, grazie proprio alla mentalità biblica, per la quale non esiste opposizione tra spirituale e umano, poiché alla fine tutto ciò che è umano è anche sacro in quanto proveniente da Dio, se è autenticamente umano. Allora il credente non ha più paura della sessualità, poiché la vede come quel bel dono che Dio ha fatto all’uomo.

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Luciano Caro

2. «Non commettere adulterio» La visione della Bibbia ebraica sul matrimonio

Nell’ ebraismo il rapporto sessuale tra uomo e donna è considerato come il segno del vincolo che li unisce per tutta la vita nel reciproco sostegno, nel piacere, nella procreazione e nell’ educazione dei figli. Il sesso non è legato solamente alla riproduzione: la normativa ebraica biblica sostiene esplicitamente che l’attività sessuale ha anche lo scopo ricavarne un piacere e di dare piacere al partner. Il piacere che deriva dall’ unione sessuale è considerato legittimo, opportuno e positivo, sebbene nella vita matrimoniale non si debba abusare del sesso, poiché l’istinto dell’abuso dell’attività sessuale è assimilato all’ idolatria. Dunque l’etica ebraica non raccomanda la soppressione dell’istinto, bensì la sua disciplina: esistono degli istinti e delle pulsioni che l’uomo non è tenuto a sopprimere, a relegare o ad annullare, bensì semplicemente a dominare.

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Ermenegildo Manicardi

3. «Così che maschio e femmina non sono più due, ma una sola carne» L’insegnamento di Gesù e del Nuovo Testamento

Sulla coppia Gesù è un pensatore estremamente originale: la sua decisione, assolutamente inattesa, è la fedeltà all’unico patto nuziale. Nessun altro, prima di lui, ha preso così seriamente il racconto di Genesi, ossia che l’uomo è stato creato «maschio e femmina» e che soltanto insieme sono «maschio e femmina». Allora la sessualità e l’erotismo devono essere vissuti secondo quella figura che Dio ha data a tale realtà e che si basa sulla concezione che l’uomo singolo è una persona completa, ma non è completo nella natura, in quanto l’uomo esiste solamente “uomo-donna”. Paolo vive come celibe ed è consapevole che la possibilità di vivere da solo è un dono di Dio: percepisce che non è ordinario, ma che ci vuole un dono speciale del Signore per vivere senza partner sessuale. Per lui la sessualità è importante perché lo Spirito Santo è dato dentro al corpo della persona umana; l’essere umano che vive la sessualità, vive essendo lui tempio dello Spirito Santo. Allora bisogna vivere la sessualità proprio in modo da custodire il fatto che il corpo è tempio dello Spirito Santo.

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