Letture festive – 6. Salvezza – Natale del Signore – Messa della notte

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Natale del Signore – Messa della notte – 25 dicembre 2021
Dal libro del profeta Isaia – Is 9,1-6
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito – Tt 2,11-14
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 2,1-14


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letture festive 6

Il profeta Isaia ci ricorda che la nostra condizione è spesso e in tanti modi bisognosa di salvezza, di liberazione, di novità, di pace e che talvolta questa condizione di bisogno trova risposta positiva. Può essere una luce che squarcia il buio in un momento nel quale il vedere bene risulta decisivo. Può essere una gioia improvvisa che ci sottrae a una tristezza persistente. Può essere l’esultanza per un risultato finalmente ottenuto dopo l’incertezza dell’esito. Può essere il trovarsi improvvisamente sollevati da un peso opprimente. Può essere l’allontanarsi da noi di una violenza di qualunque tipo, possibile o reale, anche solo minacciata o temuta. Può essere la nascita di un figlio o di una figlia, capaci di trasformare per sempre la nostra vita, allargandone i confini e ampliandone gli orizzonti.

Come nota l’apostolo Paolo, ciò che davvero nella vita ci salva può essere solo qualcosa che appare, si manifesta e si comunica a noi in modo gratuito, come una grazia. Ciò non significa però che ciò che ci salva, questa salvezza che da noi è ricevuta gratuitamente, non sia costata ad altri un caro prezzo, in qualche caso il totale dono di sé. È ciò che viene rappresentato emblematicamente nella figura di Gesù.

Nel racconto dell’evangelista Luca il censimento ordinato dall’imperatore su tutta la terra rappresenta il tentativo di provare – letteralmente – a far tornare tutti i conti, in modo da poter esercitare un controllo sulla realtà e sulle persone, che però, per essere controllate, devono poter essere ridotte a numeri. A varie forme di controllo, infatti, noi spesso ci sottoponiamo e cerchiamo di sottoporre gli altri, come se da questo dipendesse la nostra salvezza. La salvezza però non si può ottenere in questo modo, anzi sfugge completamente a questa logica e si offre a noi quando non ce la si aspetta e là dove non si è preparato un posto per accoglierla. Ma la salvezza – come opportunità offerta, che può essere o meno accolta – se è il suo momento, si presenta comunque, come un parto per il quale è venuto il tempo e che non può più essere rimandato, anche se siamo nel cuore della notte. È una salvezza che si manifesta non nei centri di controllo del potere ma nelle periferie marginali della realtà e dell’umanità. Anche qui l’annuncio della salvezza suscita in un primo tempo timore, ma in queste periferie marginali c’è forse maggiore disponibilità ad ascoltare parole che annunciano gioia e invitano a riconoscere la salvezza in una realtà piccola e iniziale come è il segno di un bambino appena nato. Quando e dove viene accolto con gratitudine e fiducia, questo segno, questa possibilità iniziale di salvezza, è capace di illuminare con la propria luce anche la notte più oscura.