Riflessioni teologiche – 78. Albert Schweitzer e problemi irrisolti su mito e interpretazioni del Nuovo Testamento

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

Nella Storia della ricerca sulla vita di Gesù ci viene offerta un’interessante presentazione del contesto nel quale, tra fine Ottocento e inizio Novecento, in alcuni ambienti si avanzano dubbi sull’esistenza storica di Gesù. In queste pagine Albert Schweitzer coglie con geniale intuizione e straordinaria lungimiranza – siamo nel 1913 – tre dei problemi fondamentali che ancora oggi, a più di un secolo di distanza, rappresentano passaggi imprescindibili per chiunque voglia indagare seriamente il tema della eventuale non esistenza storica di Gesù. Si tratta, rispettivamente, dell’eventuale influenza esercitata da miti e mitologie antiche nell’elaborazione degli scritti biblici vetero e neotestamentari, del modo nel quale si deve pensare e interpretare il rapporto tra la figura di Gesù e quella di Paolo nei libri del Nuovo Testamento e, infine, della scarsa o addirittura nulla utilità dei vangeli ai fini di una ricostruzione scientificamente attendibile dell’eventuale Gesù storicamente esistito nella Palestina del primo secolo della nostra era.


Su YouTube l’audio-video si trova cercando
riflessioni teologiche 78

Albert Schweitzer, descrive il contesto nel quale tra fine Ottocento e inizio Novecento in alcuni ambienti si avanzano dubbi sull’esistenza storica di Gesù. In queste pagine Schweitzer coglie con geniale intuizione e straordinaria lungimiranza – siamo nel 1913 – tre dei problemi fondamentali che ancora oggi, a più di un secolo di distanza, rappresentano passaggi imprescindibili per chiunque voglia indagare seriamente il tema della eventuale non esistenza storica di Gesù. Il primo problema riguarda il significato, il peso e l’influenza che i miti e le mitologie antiche, insieme alle diverse forme di gnosticismo diffuse in epoca ellenistica, possono rivendicare nella elaborazione degli scritti biblici, vetero e neotestamentari. Parlando degli studi storico-religiosi di quel periodo Albert Schweitzer afferma: «La ricerca si impegnò a indagare i nessi tra la storia veterotestamentaria delle origini, l’escatologia tardogiudaica, l’escatologia cristiana da una parte e le concezioni mitiche dall’altra. I risultati conseguiti furono buoni. Pure nella cristologia più arcaica legata a Gesù si pensò di riconoscere, o perlomeno di immaginare, le più diverse relazioni con le figure mitologiche del redentore. La teologia di questo indirizzo passava di scoperta in scoperta. Paolo diventava sempre più una figura della gnosi greco-orientale. Sembrava che le analogie più antiche e meno recenti con il mangiare e il bere sacramentale, con le abluzioni cultuali, permettessero di chiarire con la ricchezza delle loro ramificazioni la storia dei sacramenti cristiani. Si aveva l’impressione di poter dedurre dalla storia della religione e di poter determinare quindi nella loro forma le forze che avevano cooperato a costruire la figura del cristianesimo primitivo». Può essere utile aggiungere a queste affermazioni di Schweitzer che, in ogni caso, anche l’eventuale riconoscimento di elementi di carattere mitico e mitologico negli scritti neotestamentari, non implica di per sé la non esistenza storica di Gesù, anche se orienta il dibattito a uno dei suoi nodi decisivi. Secondo gli attuali sostenitori della non esistenza storica di Gesù, infatti, la domanda che ci si dovrebbe porre sul piano della ricerca storica, è quella che dà per scontati e ritiene innegabili i numerosi elementi di carattere mitico e mitologico presenti nei libri neotestamentari che parlano di Gesù, ma si chiede se dietro queste rappresentazioni vi sia un uomo realmente esistito nella storia e successivamente rivestito di elementi mitici o se si tratti della costruzione di un personaggio dai tratti mitici, al quale però non corrisponde un uomo storicamente esistito nella Palestina del primo secolo della nostra era.

Un secondo problema, individuato da Albert Schweitzer tra quelli posti già nella sua epoca e che mantiene una decisiva attualità anche nell’odierno dibattito sulla non esistenza storica di Gesù è il modo nel quale si deve pensare e interpretare il rapporto tra la figura di Gesù e quella di Paolo nei libri del Nuovo Testamento. Afferma Schweitzer: «I nuovi impulsi avevano spinto la teologia specialistica che seguiva l’indirizzo storico-religioso a supporre per così dire una doppia origine del cristianesimo. La prima era data dalla comparsa del Gesù storico; la seconda veniva riconosciuta nei pensieri gnostici e sincretistici mediante i quali i discepoli e Paolo trasformarono quella figura nel redentore morto e risorto e crearono una religione misterica che, col passare del tempo, doveva vincere le altre». Quella che Albert Schweitzer chiama «doppia origine del cristianesimo» segnala la innegabile e non facilmente spiegabile divaricazione che si nota nelle rappresentazioni neotestamentarie della figura di Gesù e che lo stesso Schweitzer descrive in questi termini: «Il cristianesimo primitivo, rappresentato da Paolo, si era infatti preoccupato quasi esclusivamente della morte e resurrezione del divino salvatore e sembrava trascurare del tutto i dati dell’attività pubblica del maestro galileo e del suo insegnamento». Gli attuali negatori dell’esistenza storica di Gesù non trovano convincente la spiegazione tradizionale che vorrebbe accreditare un Paolo non ignaro ma sostanzialmente disinteressato all’insegnamento terreno e alla vicenda di un Gesù storicamente esistito. Nella loro interpretazione, che presenteremo in modo approfondito, Paolo avrebbe inteso nelle sue lettere parlare non di un Gesù esistito nella Palestina del primo secolo, ma della figura divina di un Cristo, sì reale ma non storico. Questo Cristo reale ma non storico, infatti, sarebbe stato sottoposto – secondo Paolo, così come lo interpretano questi autori – a una morte di croce e successivamente resuscitato dal Padre non sulla terra e nella storia, ma in una sorta di cielo intermedio tra il mondo di Dio e quello degli umani, un cielo che la cosmologia religiosa del tempo immaginava popolato da figure angeliche e demoniache. Un’ipotesi alternativa e ancora più radicale è quella che, avanzando dubbi persino sull’esistenza storica di Paolo e ritenendo quindi non autentiche o, come si dice, pseudo-epigrafiche non solo alcune ma tutte le lettere a lui tradizionalmente attribuite, vede tanto nei vangeli quanto nelle lettere delle opere letterarie estremamente raffinate che riscrivono e attualizzano testi e temi veterotestamentari, ma senza avere alla base il fondamento di un Gesù storicamente esistito.

Il terzo problema che Albert Schweitzer evidenzia e che si ripropone anche nel dibattito odierno – che dovremo presentare in modo approfondito – è la scarsa o addirittura nulla utilità dei vangeli sinottici, per non parlare di Giovanni, ai fini di una ricostruzione scientificamente attendibile di un eventuale Gesù storicamente esistito. In un contesto storico delle origini cristiane che, infatti, si rivelava – più di quanto si fosse pensato in precedenza – come fortemente caratterizzato dalla cultura ellenistica e in cui – come rileva Schweitzer – «l’ipotesi che il cristianesimo primitivo fosse stato prima di tutto un fenomeno interno al giudaismo fu sempre più abbandonata, l’operato e la dottrina del Gesù sinottico divennero sempre meno importanti. Evidentemente questo Gesù non serviva affatto a spiegare la genesi del cristianesimo primitivo. I legami naturali sussistenti tra il Gesù sinottico e la genesi del cristianesimo primitivo si scioglievano a misura che l’apparizione di Gesù e la nascita del cristianesimo primitivo venivano strappati dal contesto dell’escatologia giudaica. Alla fine le notizie dei sinottici si riducevano a una sorta di prologo a quella nascita del cristianesimo spiegata in base a principi ed evoluzioni teoriche di carattere universale. [Le notizie dei sinottici] dovettero poi diventare quasi necessariamente sospette sul piano storico, poiché era molto difficile inserirle nella costruzione del grande contesto storico-religioso». Albert Schweitzer – il quale pure non dubita dell’esistenza storica di Gesù – afferma che «il dubbio fu così universalmente incoraggiato» e che «per di più le testimonianze dell’esistenza di Gesù nella storia profana non erano particolarmente ampie e non sembrava troppo difficile metterle in discussione». E precisamente dalle considerazioni di Schweitzer sulle fonti extra-bibliche riguardanti il Gesù storico dovremo ripartire in questo nostro percorso.

Riferimenti:

Albert Schweitzer, Storia della ricerca sulla vita di Gesù, Paideia Editrice, Brescia 1986 (1° ediz. tedesca del 1906, 2° ediz. ampliata 1913)
I testi citati sono tratti dal capitolo 22