Letture festive – 30. Religione – 6a domenica di Pasqua Anno C

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

6a domenica di Pasqua Anno C – 22 maggio 2022
Dagli Atti degli Apostoli – At 15,1-2.22-29
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo – Ap 21,10-14.22-23
Dal Vangelo secondo Giovanni – Gv 14,23-29


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letture festive 30

La parola religione richiama i temi del legame e del vincolo, sia nel senso di un legame, ad esempio di tipo comunitario, che unisce le persone tra loro in nome di una visione o di una pratica di tipo religioso, sia nel senso di regole vincolanti alle quali ci si deve sottomettere, per appartenere a una determinata religione e far parte di una specifica comunità. Nel racconto di Atti, questi due aspetti emergono e si intrecciano, evidenziando criticità spesso collegate alla religione, a partire dall’interpretazione di alcuni che vorrebbero imporre, in comunità cristiane ancora alla ricerca della propria identità religiosa, l’obbligo della circoncisione maschile (mutuato dall’ebraismo) come condizione per la salvezza, tra l’altro con l’effetto collaterale in questo modo di ignorare, se non di escludere, le donne. La decisione delle autorità della chiesa, come spesso avviene, cerca di comporre il conflitto imponendo un compromesso, che consiste nel non obbligare alla circoncisione ma nell’obbligare al rispetto di regole e pratiche religiose riguardanti l’alimentazione, anche queste in qualche modo mutuate dall’ebraismo. È interessante notare come queste decisioni e queste norme siano state ben presto e del tutto superate, ammesso e non concesso che storicamente abbiamo mai trovato applicazione. Ciò dovrebbe suggerire prudenza nell’attribuire con troppa facilità valore eterno e immodificabile a ciò che in realtà è spesso legato a tradizioni religiose, contingenze culturali e contesti storici molto specifici e limitati.

L’Apocalisse, con la sua spregiudicatezza profetica e visionaria, interpreta il tema della religione in modo molto diverso, proponendo con la moltiplicazione simbolica del numero 12, espressamente riferito alle tribù di Israele, una città di Dio risplendente e preziosa che non è possibile caratterizzare, secondo criteri di identità religiosa, come ebraica o come cristiana. Si tratta di una Gerusalemme che scende dal cielo, quasi fosse una gigantesca astronave in atterraggio su 12 basamenti e dotata di porte che si possono aprire in tutte le direzioni. Ma chi, da ogni punto cardinale, vorrà entrare in questa città di Dio, troverà un’ulteriore sorpresa: nella città non vi è alcun tempio, perché il tempio consiste nella signoria divina e onnipotente incarnata dalla figura paradossale dell’Agnello, che altrove viene descritto come un cucciolo macellato eppure vivo. In questa città, con le porte aperte virtualmente a tutti, quale che sia la direzione dalla quale si proviene, troviamo la sorprendente presenza di questo Dio non religioso (infatti non c’è alcun tempio in cui adorarlo), una presenza quindi che è anche assenza di religione, ma che è tuttavia talmente intensa da sostituire gli astri che, secondo Genesi, Dio stesso aveva posto all’inizio del mondo. Rimane, come lampada necessaria a questa città divina ma non religiosa, la misteriosa figura dell’Agnello.

Il passo del vangelo di Giovanni descrive invece il rapporto religioso tra l’essere umano e Dio, non come un legame e un vincolo che unisce due soggetti, ma come una dinamica complessa e plurale, che si svolge all’interno e all’esterno del lettore credente. Si parla infatti di un’osservanza fattiva della parola di Gesù che consente all’amore stesso di prendere dimora in chi ascolta, osserva e quindi, praticando, ama. Il testo giovanneo invita a cogliere in Gesù una profondità originaria, che viene espressa utilizzando il termine Padre, e una ulteriorità che rimanda al futuro, che viene espressa utilizzando i termini Paraclito e Spirito Santo. La preoccupazione dell’evangelista, espressa attraverso le parole del suo Gesù, riguarda infatti la possibilità che l’esperienza credente possa realizzarsi per ogni lettore del testo evangelico e virtualmente per ogni generazione di futuri lettori, sullo sfondo di un futuro dalle caratteristiche incerte e minacciose. Per questo, dal momento che la pace lasciata da Gesù a suoi non è quella di un mondo privo di guerre, al credente è necessario, per affrontare gli inevitabili turbamenti, il Paraclito, cioè colui che viene invocato a sostegno e difesa, per ricordare al credente le parole di Gesù e insegnare ogni cosa necessaria ad affrontare il presente e il futuro. Ogni volta poi che i lettori credenti del vangelo ascoltano le parole di Gesù e le osservano vivendole nell’amore, si realizza il ritorno tra loro dello stesso Gesù.

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