Il Pensiero Complesso

Il pensiero Complesso – I Frattali

di d. Carlo Bellini


Nel 2021 il fisico italiano Giorgio Parisi ha ottenuto il Premio Nobel per la fisica con la motivazione: «Per la scoperta dell’interazione fra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria.» Parisi si è occupato ai massimi livelli di fisica quantistica e dello studio degli stormi di uccelli e ha scoperto che hanno importanti elementi teorici in comune. Questo è possibile perché sono entrambi “sistemi complessi”. Da un po’ di tempo (in realtà decenni) si sente parlare si sistemi complessi e anche di pensiero complesso. Per questo nella parrocchia di San Giuseppe a Carpi (MO) abbiamo iniziato un percorso di incontri laboratoriali per entrare in questo affascinante campo che, nato nel mondo scientifico, ha ormai importanti riflessi filosofici e abbastanza recentemente anche teologici. Faccio solo qualche esempio. Il nostro cervello è un sistema complesso formato da una rete di miliardi di neuroni dai quali emerge la mente, che non è banalmente riconducibile a nessun circuito specifico anche se non esiste senza i neuroni: il tutto è di più della somma delle parti. Il determinismo classico è qui superato, per conoscere qualcosa non basta conoscere le sue partiti e come si collegano. O ancora: la maggior parte dei fenomeni reali presentano attriti. Noi possiamo camminare perché ci sono gli attriti; su un lago ghiacciato e perfettamente liscio sarebbe impossibile. Tenere conto degli attriti comporta trasformare un fenomeno semplice in uno complesso. Ma che sorpresa scoprire che nella prima metà del ‘900 la filosofa e mistica Simone Weil affermava che chi vuole davvero essere aderente alla realtà deve apprezzare la rugosità del reale. Infine il pensiero complesso riconosce la impossibilità dell’onniscienza umana e della previsione scientifica del futuro. In un suo testo classico il premio Nobel Prigogine cita a questo proposito dei testi Talmudici. «Ventisei tentativi hanno preceduto la genesi attuali e tutti erano destinati a fallire. Il mondo dell’uomo è uscito dal grembo caotico di questi detriti anteriori, ma nemmeno esso ha un certificato di garanzia: anche esso è esposto al rischio del fallimento e del ritorno al nulla. «Speriamo che questo funzioni!», esclamò Dio creando il mondo, e questa speranza ha accompagnato tutta l’ulteriore storia del mondo e dell’umanità, ha sottolineato fin dall’inizio come questa storia è segnata col marchio della radicale incertezza». (Prigogine e Stengers, La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, Einaudi 1999, pag. 287, orig. 1979). Non si può non citare uno dei grandi maestri del pensiero complesso Edgar Morin che tra l’altro ha recentemente scritto il libro «La fraternità perché?», una specie di Fratelli Tutti ma delineata con gli strumenti del pensiero complesso. Tanto si potrebbe ancora dire e per questo in parrocchia ci siamo appassionati a questo ambito di pensiero. Concludo notando che anche la teologia italiana si sta interessando a questo tema: il teologo Giorgio Bonaccorso, monaco benedettino e docente di liturgia, prova a far reagire il pensiero complesso con la teologia nel libro Critica della ragione impura. Per un confronto tra teologia e scienza (Cittadella 2016).

Una breve storia del pensiero complesso

Negli ultimi 30-40 anni si è cominciato a parlare di teoria della complessità, che tuttavia non è una vera teoria e nemmeno una disciplina scientifica compiuta. Si tratta più di un vasto movimento di pensiero che partendo da dati scientifici cerca di cogliere novità metodologiche, superando il riduzionismo e lavorando sulla interdisciplinarietà. Citiamo rapidamente i passaggi fondamentali di questa linea di pensiero. Prima di tutto la scoperta dei sistemi caotici, già identificati nella meccanica classica dell’ottocento da Henri Poincaré e ampiamente studiati nel novecento fino a diventare noti anche al grande pubblico: basti citare l’attrattore di Lorenz (matematico e metereologo  che per primo parlò dell’effetto farfalla) e l’insieme di Mandelbrot. Nacque cosi la teoria del Caos e si cominciò a parlare di una cosa strana come il “caos ordinato”.

La teoria dei sistemi permise di identificare sistemi non-lineari (in cui causa e effetto non sono proporzionali) e sistemi non-deterministici (il cui comportamento non è in generale prevedibile): si noti che il non-determinismo, come la non-linearità, sono perfettamente naturali e per nulla rari. Riempiono la nostra vita e sono ad esempio la fluidodinamica (ali d’aereo, auto di Formula 1, flussi negli oleodotti, …), le fibre ottiche, la trasmissione del calore, la meccanica celeste, la meteorologia, la biologia (la genetica della Drosophila, il modello preda-predatore di Lotka-Volterra, il modello Michaelis-Menten sulla cinetica degli enzimi). Altri passaggi fondamentali sono stati la scoperta che i sistemi complessi hanno proprietà che non sono banalmente riconducibili alle loro parti (contro il riduzionismo) e che i sistemi termodinamici lontani dall’equilibrio (studiati dal Premio Nobel per la chimica Ilya Prigogine) sviluppano forme spontanee di auto-organizzazione (con applicazioni in meteorologia, elettronica, biologia, chimica). L’enorme sviluppo della potenza di calcolo degli ultimi decenni ha inoltre permesso di implementare modelli e dinamiche una volta impensabili. Naturalmente concetti come ecosistema e tutte le tematiche ambientali trovano in questo sapere strumenti idonei alle loro riflessioni.

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